giovedì 14 marzo 2019

"Amart e il lupo" - un racconto di Benedetto Sulas




Tanti e tanti anni fa, quando ancora non esisteva l’orario legale sulla terra, viveva nelle misteriose lande del Sinis di Riola Sardo, in località “Sa Konk’'e s’òmini”, un lupo cattivo dagli occhi di brace e dai denti affilati come punte di ossidiana del monte Arci. I genitori di questo lupo erano buoni e laboriosi, ma il loro figlio era diventato cattivo, forse a causa della scuola che aveva frequentato.
Questa belva famelica terrorizzava i bambini di tutta la regione. Non raramente, secondo quanto raccontano gli annali di quel periodo, non pochi bimbi erano finiti nelle sue fauci infuocate, dove venivano stritolati e ridotti in poltiglia.
Il lupo, di nome Liuku, era originario della lontanissima isola di “Maldifegato”. Era arrivato sulle coste di “Cuccurumannu”, nuotando sul dorso, a rana e a rana sul dorso.
Un giorno una bambina di nome Amart, bellina come un fiore primaverile, che si era avventurata in campagna da sola, alla ricerca di more di rovi, per fare “medra in Kanneddu”, scorse il lupo, da lontano. A stento trattenne il fiato, e le sue gambe diventarono molli e tremolanti. Per fortuna Liuku non la vide, perché soffriva di fotofobia ed era abbagliato dal sole.
Amart tornò a Riola spaventatissima. Andò subito a trovare un suo amico gatto, di nome Calzaghe, che era appena rientrato dalla vicina località di “Is croviazzus”, dove aveva seguito dei corsi di perfezionamento di lotta gattesca.
Calzaghe incoraggiò la sua giovane amica e le chiese di condurlo dove aveva visto Liuku.
Amart acconsentì e, una fresca mattina d’estate, prestissimo, passando per antichi sentieri e camminando tra le lumache, che ritraevano le corna per la paura, arrivarono in vista della casa di Liuku.
La bimba si fermò a circa cinquecento metri sardeschi, mentre Calzaghe, coraggiosamente, si avvicinò alla casa del lupo e col suo bastone da passeggio colpì violentemente la porta. Il lupo usci ringhiando e mostrando la sua temibile dentatura. Inizio a saltare cercando di azzannare alla gola Calzaghe, ma questi lo schivò lestamente, poi lanciò contro gli occhi di Liuku un secchio pieno d’acqua.
Intanto Amart, ben nascosta, osservava tutta la scena con un potente cannocchiale che tzia Tzinniga, moglie di Calzaghe le aveva regalato. Vide il lupo che brancolava, a causa degli occhi ormai spenti. Poi vide Calzaghe che si lanciava contro il lupo.
Il gatto, con i suoi 16 artigli, sctr, lacerò i cristallini degli occhi di Liuku. Poi con i suoi 47 denti,  khh, azzannò il lupo alla gola. Invano Liuku, ormai cieco, si dibatteva e vanamente i suoi aguzzi denti digrignavano all’aria. Il morso soffocante di Calzaghe non gli dava tregua. Amart quando vide l’esito della lotta si avvicinò. Adesso provava pietà per Liuku. Chiese a Calzaghe di non ammazzarlo, ma ormai il lupo esalava gemiti di morte.
Così morì il lupo. Tredicimila pidocchi lo piansero per 40 giorni e 40 notti. Amart per un periodo fu triste e,  in segno di lutto portò al braccio un braccialetto scuro. Calzaghe divenne un eroe e per un certo tempo fu rispettato da tutti. Prima dei funerali settantamila formiche vestirono Liuku con corteccia di cisto e gli misero al collo un rosario di falangette di millepiedi.
Poi arrivo il prete viola con la croce e l’aspersorio.



Note:
  1. Il nome Calzaghe, secondo gli studiosi, deriva dal sumero e significa “zuru ka ti okku”.
  2. Medra in Kanneddu” letteralmente “merda in piccola canna”. Specialità di more schiacciate, che sostituiva le brioches, molto diffusa a Riola fino a qualche tempo fa.
  3. Il suono “sctr” imita il rumore delle unghie che dilaniano;
  4. Il suono “khh” è il rumore dei denti che affondano sull’avversario. Per pronunciarlo bene bisogna far finta di vomitare come fanno i semitici col suono gutturale ‘ain.  


Racconto di Benedetto Sulas - Tutti i diritti riservati



3 commenti:

  1. ... Benedetto, leggendo questo racconto scorrevano anche i bei ricordi della ns. infanzia.
    Sono partito ormai da 50 anni, ma sempre riolese nel cuore.
    Un abbraccio.
    Antonello Piras

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  2. Bellissimo racconto!!Fantasia storia e costumi del nostro Paese rendono questa novella complimenti!!

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