Partirono un giorno prima dell’inaugurazione, con la carretta carica di provviste poiché il viaggio durava alcuni giorni ed egli non intendeva spendere e mangiar male al ristorante.
Giunti in città, prima di dividersi per sbrigare ciascuno i propri affari, i tre amici stabilirono di ritrovarsi alle ore tredici in via Roma, al Porto, con l'impegno: "Chi arriba prima aspèttada” (2).
Tziu Franziscu si sbrigò per primo, arrivò in via Roma e, in attesa degli amici, si mise a passeggiare nelle vicinanze, nel quartiere della Marina.
A un certo punto vide che da una casa entravano ed uscivano molti uomini, ma nessuna donna. Incuriosito, con l’indice puntato verso la casa, chiese a un cagliaritano:
“Nèridi su sannori, itta 'nch'esti innoga?”(3)
“Nèridi su sannori, itta 'nch'esti innoga?”(3)
“Eh! Unu casinu! E de lussu! Si bòlliri d’accumpangiu deu”(4), gli rispose il signore, che era un semplice garzone, un “piccioccu de crobi” (5), speranzoso di gabbare “su bidduncu”(6).
Tziu Franziscu, che fudi ũ pagheddu anzianu e fiudu (7), sorridendo sotto i baffi, decise di farvi una visitina, con il proposito di svagarsi un po’.
Si toccò le tasche ed esclamò: "Tantu dinai za ndi pottu!” (8); poi entrò in quella casa.
Si toccò le tasche ed esclamò: "Tantu dinai za ndi pottu!” (8); poi entrò in quella casa.
All’ingresso fu bloccato da una tenda che egli spostò con impeto ritrovandosi in un’ampia sala piena di giovani e belle ragazze in compagnia di tanti uomini.
Rimase colpito per la bella sorpresa e, vedendo un'altra tenda in fondo alla sala, esclamò:
“Ih! Chi cùstasa funti bèllasa, ant'a essi cosa cùssasa chi funti' a pàbasa de s’atra tenda!” (9)
“Ih! Chi cùstasa funti bèllasa, ant'a essi cosa cùssasa chi funti' a pàbasa de s’atra tenda!” (9)
Si toccò nuovamente le tasche, col solito sorriso stampato in viso:“Tantu dinai za 'ndi pottu!”.
La maîtresse, che lo aveva notato, gli si avvicinò e con tono non molto gentile lo invitò a scegliere una ragazza.
Tziu Franziscu, impaziente, cominciò a spiegare che intendeva andare oltre l’altra tenda per fare la sua scelta. Ma non fece in tempo a completare il discorso che, improvvisamente, la maîtresse lo afferrò per il fondo dei pantaloni e lo scaraventò con forza contro la stessa tenda.
Il nostro eroe si ritrovò così in mezzo ad una strada, per terra, dentro una pozzanghera. La bramata tenda, infatti. altro non era che un'uscita sul retro della casa che dava su una via parallela.
Il nostro eroe si ritrovò così in mezzo ad una strada, per terra, dentro una pozzanghera. La bramata tenda, infatti. altro non era che un'uscita sul retro della casa che dava su una via parallela.
Ancora stordito e frustrato per l’accaduto, sporco di fango, si avviò allora all’appuntamento con gli amici.
Zuanni appena lo vide così conciato, gli chiese: “'ompari, e itta esti sutzédiu?” (10)
“Càglia, càglia, arratz'e frigada appu pigau !” (11), rispose.
“'Iu agattau ũ casiũ bellu …. ma bellu deadérusu (dinai, za 'ndi pottau ancora!).
E 'nd’appu biu bèllasa de femmiasa…” (12).
E 'nd’appu biu bèllasa de femmiasa…” (12).
Continuò così a raccontare ai suoi amici l’episodio delle tende, dietro alle quali vi erano ragazze sempre più belle, finché sconsolato, concluse:
"Maraditta sìada! Cussa bagassa 'etza m’adi zau ũa spinta e, no ddu siu mancu deu comenti, mi seu agattau stérriu me ĩ su ludu!” (13)
NOTE:
(1) “su maist'e pànnusu” = il sarto
(2) "chi arriba prima aspèttada”= chi arriva prima aspetta gli altri
(3) “nèridi su sannori, itta 'nch'esti innoga?” = dica signore, cosa c'è qui?
(4) “Eh! Unu casinu! E de lussu! Si bòlliri d’accumpangiu deu”= Eh! un bordello! (anche casino o casa chiusa) E di lusso. Se vuole l'accompagno io.
(5) “piccioccu de crobi”= "piccioccu de crobi" era un giovane, spesso furbo e ladro, che a Cagliari si incontrava alla stazione FS o al Porto e che si metteva a disposizione di chi aveva bisogno di aiuto per: il trasporto merci con la sua corbula ; di trovare un ufficio pubblico, un negozio, ecc; spesso questo giovane gabbava il cliente.
Si chiamavano tra loro "chicchineddus" ed erano soliti usare nomi di copertura. Sono figure caratteristiche della vita cittadina a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il piccioccu de crobi (ragazzo della cesta) era una specie di servitore di piazza che per pochi soldi trasportava nella sua cesta le merci di chi acquistava ai mercati. Appartenevano agli strati più umili della società e il periodo nel quale lavoravano era tra i dieci e i diciotto anni di vita. La crobi (cesta) era il segno del loro mestiere. Sono espressione di un mondo povero e spesso equivoco. Non avevano una dimora stabile e spesso stazionavano sotto i portici della Via Roma vicino al palazzo Vivanet, nella zona intorno ai vecchi mercati del Largo Carlo Felice, o sulle banchine del porto e la stazione ferroviaria (tratto da Sardegna digital library).
(6) “su bidduncu”= il paesano (o provincialotto), ingenuo ed ignorante.
(7) “fudi puru ũ pagheddu anzianu e fiudu”= era anche un po' anziano e vedovo.
(8) "Tantu dinai za ndi pottu!” = tanto, soldi ne ho!
(9) “Ih! Chi custasa funti bèllasa, ant'essi cosa cùssasa chi funti' a pàbasa de s’atra tenda!” = Ih! se queste sono belle, chissà cosa saranno quelle che sono dietro l'altra tenda.
10) “‘ompari, e itta è sutzédiu?” = Compare, cosa è successo?
11) “Càglia, càglia, arratz'e frigada appu pigau !” = Zitto, Zitto, che fregatura ho preso!
12) “'Iu agattau ũ casiũ bellu …. bellu deadérusu (dinai za ndi pottau ancora!). E nd’appu biu bèllasa de femmiasa…” = Avevo trovato una bella casa d'appuntamenti...bella veramente (soldi ne avevo ancora!). E ho visto tante belle donne..
13) "Maraditta sìada…….cussa bagassa etza m’adi zau ũa spinta e, no ddu siu mancu deu comenti, mi seu agattau stèrriu me ĩ su ludu!” = Che sia maledetta.... quella vecchia bagascia, mi ha dato una gran spinta e, non so neppure io come, mi sono ritrovato per terra disteso nel fango.
Testo di G. Mocci - Tutti i diritti riservati
Editing G. Linzas
(1) “su maist'e pànnusu” = il sarto
(2) "chi arriba prima aspèttada”= chi arriva prima aspetta gli altri
(3) “nèridi su sannori, itta 'nch'esti innoga?” = dica signore, cosa c'è qui?
(4) “Eh! Unu casinu! E de lussu! Si bòlliri d’accumpangiu deu”= Eh! un bordello! (anche casino o casa chiusa) E di lusso. Se vuole l'accompagno io.
(5) “piccioccu de crobi”= "piccioccu de crobi" era un giovane, spesso furbo e ladro, che a Cagliari si incontrava alla stazione FS o al Porto e che si metteva a disposizione di chi aveva bisogno di aiuto per: il trasporto merci con la sua corbula ; di trovare un ufficio pubblico, un negozio, ecc; spesso questo giovane gabbava il cliente.
Si chiamavano tra loro "chicchineddus" ed erano soliti usare nomi di copertura. Sono figure caratteristiche della vita cittadina a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il piccioccu de crobi (ragazzo della cesta) era una specie di servitore di piazza che per pochi soldi trasportava nella sua cesta le merci di chi acquistava ai mercati. Appartenevano agli strati più umili della società e il periodo nel quale lavoravano era tra i dieci e i diciotto anni di vita. La crobi (cesta) era il segno del loro mestiere. Sono espressione di un mondo povero e spesso equivoco. Non avevano una dimora stabile e spesso stazionavano sotto i portici della Via Roma vicino al palazzo Vivanet, nella zona intorno ai vecchi mercati del Largo Carlo Felice, o sulle banchine del porto e la stazione ferroviaria (tratto da Sardegna digital library).
(6) “su bidduncu”= il paesano (o provincialotto), ingenuo ed ignorante.
(7) “fudi puru ũ pagheddu anzianu e fiudu”= era anche un po' anziano e vedovo.
(8) "Tantu dinai za ndi pottu!” = tanto, soldi ne ho!
(9) “Ih! Chi custasa funti bèllasa, ant'essi cosa cùssasa chi funti' a pàbasa de s’atra tenda!” = Ih! se queste sono belle, chissà cosa saranno quelle che sono dietro l'altra tenda.
10) “‘ompari, e itta è sutzédiu?” = Compare, cosa è successo?
11) “Càglia, càglia, arratz'e frigada appu pigau !” = Zitto, Zitto, che fregatura ho preso!
12) “'Iu agattau ũ casiũ bellu …. bellu deadérusu (dinai za ndi pottau ancora!). E nd’appu biu bèllasa de femmiasa…” = Avevo trovato una bella casa d'appuntamenti...bella veramente (soldi ne avevo ancora!). E ho visto tante belle donne..
13) "Maraditta sìada…….cussa bagassa etza m’adi zau ũa spinta e, no ddu siu mancu deu comenti, mi seu agattau stèrriu me ĩ su ludu!” = Che sia maledetta.... quella vecchia bagascia, mi ha dato una gran spinta e, non so neppure io come, mi sono ritrovato per terra disteso nel fango.
Testo di G. Mocci - Tutti i diritti riservati
Editing G. Linzas
Revisione dialetto B.Sulas
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