giovedì 28 aprile 2011

RIOLA, LE TAPPE DELLA STORIA - Sintesi della preistoria e della storia di Riola - a cura di Giuseppe Mocci

LA PREISTORIA

Tutto quello che sappiamo dei tempi più remoti, a partire  dal periodo Paleolitico (450/120.000 a.C.) al Neolitico (4.500/2.500 a.C.),“ ci è fornito oltre che dalla dimora dei vivi e da quella dei morti, dai loro manufatti, rinvenuti in gran numero” (R. Carta Raspi).
Cioè dalle capanne, dalle tombe, dagli utensili in osso, in selce e in ossidiana, dalle armi (punte di lancia e di freccia), dalle gigantesche statue in pietra di Mont'e Prama, dai bronzetti, dalle tavolette di Tzricottu, ecc.
Su questo sono concordi tutti gli storici, archeologi, antropologi e studiosi di materie affini. 
Il territorio in cui è sorto il paese di Riola, il Sinis e dintorni, è stato abitato sicuramente fin dalle prime apparizioni dell'uomo in Sardegna.
Fino al 1979 gli storici, gli archeologi e gli antropologi erano convinti che l'uomo fosse comparso nell'isola solo tra i 10.000 e i 4.500 a.C.
Dopo il ritrovamento, nel 1979, lungo le rive del Rio Altana di Perfugas, di centinaia di strumenti in selce realizzati secondo la tecnica “clactoniana”, si è ipotizzato che l’uomo sia comparso in Sardegna, invece, tra i 450.000 e i 120.000 anni a.C. nel Paleolitico Inferiore (Prof. G.Tanda).
Nella penisola del Sinis  è stata individuata una zona  densamente abitata nel periodo Neolitico (circa 4500 a.C.), documentata dalla numerosa serie di villaggi di capanne (Cuccuru is Arrius, Conca Illonis, Serra e Siddu  tutti nel territorio di Cabras; Ludosu, Isca Maiore, Prei Madau, Monte Palla in territorio di Riola; Sal'e Porcus e Costa Atzori  in comune di S.Vero Milis) e da alcune necropoli a domus de janas (Serra is Araus, Putzu Idu, Sa Rocca Tunda - S.Vero Milis -; Is Aruttas -Cabras-).
“In tali centri l’attività economica principale è quella della cerealicoltura, affiancata dall’allevamento, dall’attività venatoria e piscatoria oltrechè da produzioni artigianali (ceramica, utensili in ossidiana, etc)” (Prof. R. Zucca).
Nel  medesimo territorio, abbondano i monumenti megalitici: i Nuraghi (casa del capo tribù/ fortezza/luogo di Culto/ altro?).
Secondo il prof. G. Lilliu la civiltà nuragica si sviluppò in cinque fasi, dal 1800 al 238 a.C.
“Nel Sinis si enumerano circa 130 nuraghi, costituenti una delle maggiori densità di tali monumenti dell’isola” (Prof. R. Zucca).
Intorno all’anno 1000 a.C. arrivarono dall’oriente i Fenici, che costruirono in Sardegna numerose città marittime: Karale, Nora, Monte Sirai, Tharros, Othoca, Cornus, per citarne alcune.
Nel territorio del Sinis, o limitrofo, sorsero le città fenice di Tharros, Othoca e Cornus.
Naturalmente, tutto quanto sopra evidenziato,  non è supportato da  documenti scritti; almeno fino all’850 a.C., quando i Fenici parlano della Sardegna, in lingua orientale (fenicio/greco); così come si evince dalla famosa “Stele”, ritrovata  a Nora della quale prende il nome.
Da questo momento finisce la Preistoria ed ha inizio la Storia.

LA STORIA

fotografia di Riola tratta dal libro "Zenti Arrioresa" di Nello Zoncu

Il più autorevole storico a scrivere della Sardegna è Tito Livio, nel I secolo d.C.
Egli ci fa sapere che dopo i Fenici (famosi ed abili mercanti, amici interessati dei Sardi), arrivarono i cartaginesi (i Punici) che dominarono l’Isola dal 509 al 215 a.C.
Sempre da Tito Livio sappiamo che Roma sconfisse i sardo-punici nel 215 a.C. in due famose battaglie, combattute una nel cagliaritano e la seconda nell’oristanese.
Una delle battaglie, combattute dai romani contro i sardo/punici (i punici dopo tre secoli di dominazione si erano ormai integrati con i sardi), pare che si sia svolta in una località ricadente, oggi, nel Comune di Riola: Perdunghesti.
Tesi questa avvalorata, recentemente, anche con l’ausilio della toponomastica. Infatti il toponimo Perdunghesti esprime, come tutti i toponimi, qualcosa: “l’esistenza in passato di un bosco, di un fiume, di una certa attività che si svolgeva, ecc.ecc.”.
Così come si è espresso lo studioso riolese Benedetto Sulas, che  ricostruisce il profilo storico-archeologico della località (territorio) “Perdunghesti: Perdun da PRAEDIUM (latino=terreno); GHESTI da GESTUM (lat.=impresa militare). PERDUNGHESTI=il terreno dell’impresa Militare.
Mentre fino alla fine del secolo scorso, per gli storici (R. Carta Raspi), la località dove si svolse  questa battaglia, nota come la battaglia di Cornus, andava individuata  tra Nurachi e Riola.

I romani dominarono la Sardegna per oltre sei secoli.
Nel territorio di Riola sorsero numerose ville romane, generalmente costruite dai militari veterani sui terreni avuti come premio di congedamento. Di queste ville rimangono poche tracce; di una rimane ancora un  rudere: Su Anzu. Forse, in origine, doveva essere una villa romana anche la famosa villa, o castello,  de S’Onnigaza.

Durante la dominazione romana fu costruita in Sardegna una vasta rete stradale e numerosi ponti.
La strada romana che collegava Cagliari con la Planargia (Cornus, Bosa) seguiva, grosso modo, il tracciato dell’antico cammino fenicio-punico e  attraversava  lo stagno di Mare 'e Foghe  con un ponte.
Per i dominatori romani i ponti erano considerati punti sensibili (deboli), cioè possibili obiettivi dei sardi  sempre ribelli verso Roma, ragione per cui presso ogni ponte collocarono  dei militari per la vigilanza armata.
Naturalmente anche il ponte sul Mare 'e Foghe doveva essere presidiato e nelle vicinanze, sicuramente, si stabilirono i familiari dei militari , dando origine quindi al primo nucleo della Villa-Bidda, che nel Medioevo venne chiamata Ersorra o Erjorra, poi Arrivora o Arriora e infine Riola.

Durante il periodo Giudicale  - ARBOREA 740/1410 -  la villa Erjorra  ha fatto parte, prima,  della Curatoria di Tharros, successivamente di quella del Campidano Maggiore o di Cabras.
Il Giudicato era diviso, in origine, in 14 Curatorie; poi, dopo l’abbandono di Tharros nel 1070, diventarono 13.
La Curatoria era una unione di Ville, amministrata da un Curatore, di nomina Giudicale, che, a sua volta, nominava il Maiorale per amministrare la Villa.
Quindi anche Arjorra era amministrata da un Maiorale, che veniva coadiuvato dai capifamiglia, possidenti  che pagavano i vari tributi: le decime alla Chiesa e il tributo al Giudice.
Chi non era contribuente (i poveri, i servi e gli schiavi non cristiani, molto numerosi) non contava niente.
Ogni Villa eleggeva il rappresentante da inviare alla Corona della Curatoria: una specie di Consiglio composto dai  rappresentanti delle Ville che componevano la medesima Curatoria.
Esisteva anche una Corona de Logu, o del Giudicato; una specie di Consiglio Provinciale, anch’esso composto dai rappresentanti delle varie Curatorie.
 Nel 1388, il rappresentante di Erjorra, come tutti i rappresentanti delle ville del Giudicato,  parteciparono alla solenne stipulazione della pace tra il Re d’Aragona ed Eleonora d’Arborea e ne firmarono il trattato; cerimonia che si  tenne nel castello di Cagliari (V. Angius ; Q. Zurita).
Pace effimera perché duro poco. Infatti nel 1409 ripresero le ostilità e l’esercito arborense venne sconfitto a Sanluri; seguì  la sottomissione del Giudicato d’Arborea e di tutta la Sardegna alla Corona d’Aragona, nel 1410.
Erjorra divenne villaggio del regno Aragonese-catalano e incluso nel Marchesato di Oristano.
Nel periodo giudicale, la Chiesa fece la parte del leone. “Il territorio di Erjorra faceva parte del patrimonio di Santa Maria di Bonarcado” (Prof. F. C. Casula).

Durante il lungo periodo degli attacchi dei pirati barbareschi (800/1800), che frequentemente penetravano nella costa del Sinis, forse Erjorra ne rimase indenne per la presenza del ponte fortificato e presidiato.
Al riguardo si narra che i "barbareschi" occuparono e saccheggiarono, per una intera settimana, la Villa di Narbolia, e che sarebbe stata liberata da un drappello di cavalleggeri seneghesi, comandato dal canonico Pipia.    

Nel 1647 la villa di Erjorra o Arriora subì una invasione di cavallette che provocò ingenti danni all’agricoltura; nel 1651 il paese, come tutta la Sardegna, fu colpito dalla peste e rischiò di spopolarsi.

Nel 1718, col trattato di Londra, il Regno di Sardegna venne assegnato  a Vittorio Amedeo II di Savoia, che ne prenderà possesso nel 1720, nominando Vicerè il barone di Saint Rèmy Filippo Guglielmo Pallavicini.

Nel 1767 Arriora entrò a far parte del Marchesato d’Arcais, formatosi con i territori già facenti parte del Marchesato di Oristano, le cui rendite furono assegnate al nuovo feudatario, Damiano Nurra.
Durante il Marchesato  gli abitanti dei paesi che ne facevano parte  dovettero pagare tributi feudali molto gravosi, “al punto che i vassalli si rifiutarono di pagarli. Alla morte del Nurra, il feudo passò al nipote Francesco Flores, dal quale fu riscattato nel Maggio del 1838 dai Comuni” (Prof. F.C. Casula).

Nel 1823 il Comune di  Arriora o, semplicemente, Riola  istituisce a sue spese le scuole “normali” (elementari), sulla base di una legge promulgata da Carlo Felice.


All’inizio degli anni '20 del '900 una zona del suo territorio fu staccata per essere aggregata al Comune di Baratili, che aveva, nel frattempo, allargato i suoi confini costruendo molte abitazioni (alcune vie e pare anche parte della chiesa parrocchiale) in territorio di Riola.
Nel 1927 a Riola furono aggregati i soppressi Comuni di Baratili e Nurachi, sotto forma di frazioni.
Nel 1933, con regio decreto n.1046 del 13 Luglio, a Riola fu attribuita la denominazione di Riola Sardo, pare per non confonderlo con un altro Comune della Penisola: Riolo (Romagna).
Altro Comune di nome Riola esiste in Spagna, in Provincia di Valencia, con il quale sono corse, recentemente, trattative di gemellaggio (2005).
Nel 1928 il paese viene dotato di acquedotto e di energia elettrica.
Nel 1934 ha inizio la costruzione del monumentale edificio scolastico delle Scuole elementari, inaugurato il 1° Ottobre del 1936.

(scuole elementari)

Nel 1945, il 22 Dicembre, i Comuni di Baratili e Nurachi divennero nuovamente autonomi.
Dal 1960 al 1974, il Comune di Riola Sardo realizza molte opere pubbliche: costruzione delle strade vicinali (Oru Simbula, Cuccuru Mannu e Prunis); bitumazione delle strade del paese;  un primo lotto di fognature (il completamento avverrà successivamente sulla base del progetto originario del 1960); impianto di illuminazione pubblica al neon;  istituzione della  Scuola Media (1963) e progettazione del suo caseggiato, poi realizzato; costruzione del nuovo Municipio (inaugurato nel 1970); istituzione della Scuola materna con le suore e costruzione del suo caseggiato;  costruzione  del nuovo ambulatorio (inaugurato nel 1974);

Negli anni 1960/63 sono stati bonificati dalla Cassa per il Mezzogiorno i terreni Palustri di Mare 'e Foghe e, contemporaneamente, venne costruito il nuovo ponte.
Nel 1963 si verificò un straordinario avvenimento, che provocò un grandissimo interesse da parte dei riolesi: la trivellazione di un terreno in località "Is croviazzus" (Su Cammiu 'etzu de Nurachi), da parte di una Società Italo-tedesca, per la ricerca petrolifera.
Ricerca durata circa sei mesi, purtroppo con esito negativo perché il petrolio trovato non era suscettibile di sfruttamento.

(derrik del pozzo petrolifero di Riola - agosto 1963 - foto Giuseppe Mocci)

(campo petrolifero - settembre 1963 - foto Giuseppe Mocci)

Nel 1974 altra zona del territorio di Riola Sardo fu staccata per essere assegnata al medesimo Comune di Baratili, per gli stessi motivi del distacco degli anni '20.
Con la costituzione della Provincia di Oristano, il Comune passa dalla Provincia di Cagliari alla nuova di Oristano.  

Testo a cura di Giuseppe Mocci 

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