martedì 27 dicembre 2011

Còntusu: “IL CURIOSO” - di Giuseppe Mocci

Curioso è colui che vuol vedere, vuol conoscere tutto ciò che lo circonda, forse per arricchire le sue conoscenze, o forse anche perché è un rompiscatole.
Io sono un curioso e per questo vizietto mia moglie spesso mi rimprovera, perché non rimetterei bene al suo posto tutto ciò che è stato oggetto della mia curiosità.
Nel 1946, vigilia di Natale, mi trovavo a Riola in vacanza e un giorno, per passare il tempo, mi ero aggregato ad una piccola comitiva per andare a Milis a prendere delle arance che, allora, erano molto ricercate per la loro fragranza ed il sapore gradevolissimo.

agrumeto a Milis

Eravamo in tre, come nella famosa canzone di Modugno; l’asino però non c'era. Eravamo in tre... ma c’era il cavallo, il carrettiere, un certo Daga ed io.
La comitiva era stata così composta da mio padre per portare un dono (una damigiana di vino rosso e un’altra di Vernaccia) ad un suo caro amico e vecchio compagno d’armi della guerra del '15/18, che ricambiava con ceste di mandarini e arance.
Il carrettiere era "su tzaraccu" di casa, mentre il Daga era un amico di babbo sposato a Milis.
Come tutti gli anni, nel periodo natalizio, si svolgeva questo rito. Anche il Daga andava a Milis, dai parenti della moglie, per lo stesso motivo, cioè lo scambio di doni.
Ricordo che, appena giunti nell’agrumeto dell’amico di mio padre, scaricammo le damigiane dentro una grande capanna, il cui pavimento era attraversato da una canaletta d’irrigazione.
Prima di cogliere gli agrumi, oggetto abbondante del dono per mio padre, il padrone di casa (o, per meglio dire, di capanna) offrì da bere a tutti. 
Io, mentre loro parlavano e parlavano, incuriosito guardavo su, giù, sotto un tavolo, dentro un otre di terra cotta coperto da una tavola tonda (ũ ziru) .
Ad un certo punto, il Daga chiese al padrone di casa spiegazioni sulla canaletta che passava al centro della capanna e a fianco de su ziru. Avuta la spiegazione, il Daga chiese anche di sapere il motivo della presenza dell’otre.
Il padrone di casa sorrise a lungo e chiese a noi tutti di indovinare cosa contenesse “su ziru”, promettendo a chi avesse indovinato il contenuto, come premio, il suo agrumeto.
Incominciò il Daga, nominando tre cose (come prima stabilito) senza indovinare. Lunga e sonora risata del padrone di casa. Seguirono poi, inutilmente, le risposte del carrettiere, alle quali seguirono lunghe e divertite risate del medesimo padrone di casa.
Fattosi silenzio, io, alzando la mano per richiamare l’attenzione dei presenti, chiesi di poter partecipare alla scommessa, asserendo, per scherzo, di essere un indovino.
Il padrone della capanna accettò subito la scommessa, anzi, aggiunse:
"A te faccio dare quattro risposte!"
Non accettai la proposta e dissi:
A me ne bastano tre, perché spesso indovino con la prima!
Il carrettiere e il Daga, stupiti e sicuri della mia sconfitta, mi invitarono a rinunciare, mentre il padrone della capanna mi incoraggiò a procedere.

"Zìrusu" - giare utilizzate per conservare olio o altri alimenti

Allora diedi la prima risposta:
“Ĩ custu ziru 'nchi funti tammatigasa siccàdasa!”(1)
Seguirono fragorose risate da parte di tutti. Seguì la mia seconda risposta, fingendomi goffamente ispirato:
“Ĩ su ziru ddu esti ũ fiascu ‘e bĩu po infriscai!”(2) 
Seguì un'altra sonora risata, mista a qualche lacrima da parte dello stesso padrone della capanna. Da autentico buffone, io avvertì i presenti di avere la risposta giusta e aggiunsì:
Mantenete bene il padrone della capanna, perché adesso lui perderà l’agrumeto!
Silenzio assoluto per qualche istante, poi il Daga mi invitò ad essere più gentile e a non fare il buffone.
Sorridendo, chiesi al padrone scommettitore se potessi procedere. Avuta risposta affermativa, dissi:
Aintru de custu ziru ddu i fùntisi ambìddasa bìasa!(3)
Il padrone scommettitore, sbiancò in viso e cadde all’indietro.
Finita la tragicomica scena delle anguille, come se niente fosse successo, riempimmo le ceste di agrumi e tornammo a Riola. 
I due compagni, durante il viaggio di ritorno mi tempestarono di domande, invitandomi a dare una spiegazione. Uno mi disse che la mia risposta era stata pura fortuna, l’altro invece si congratulò con me, chiamandomi nuovo mago.
Per anni non rivelai ai due il mio prodigio a Milis. Ricordo di aver svelato al Daga la famosa mia "indovinazione in occasione di un’altra clamorosa scommessa durante la Festa di Sant’Anna del 1960.
In quella occasione indovinai tutte le carte di un mazzo da quaranta, perché avevo messo, prima della scommessa, uno specchietto su una nicchia che si trovava di fronte a me. Tutti i presenti rimasti sconcertati, non si erano accorti del trucco.
Il Daga, allora, raccontò della scommessa di Milis, convinto dei miei strani poteri. Quindi, per non creare false convinzioni sui miei giochetti, spiegai il trucco messo in essere per le carte, indicandole sulla nicchia. Poi spiegai al Daga come avessi vinto la scommessa di Milis.  Gli dissi:
Tziu Zuanni (non ricordo il nome, ma chiamiamolo così), candu séusu intràusu ĩ sa barracca de su mibiresu, ‘osàtrusu si séisi setziusu a buffai, deu invètzisi, poita seu curiosu, appu farrogau tottu e appu biu is ambìddasa!” (4)


Note:

1) “Ĩ custu ziru 'nchi funti tammatigasa siccàdasa!” = "In questa giara ci sono pomodori secchi!";
2) “Ĩ su ziru ddu esti ũ fiascu ‘e bĩu po infriscai!” = "Nella giara c'è un fiasco di vino per rinfrescare!";
3) “Aintru ‘e custu ziru ddu i fùntisi ambìddasa bìasa!” = "Dentro questa giara ci sono anguille vive!";
4) “Tziu Zuanni, candu séusu intràusu ĩ sa barracca de su mibiresu, ‘osàtrusu si séisi setziusu a buffai, deu invètzisi, poita seu curiosu, appu farrogau tottu e appu biu is ambìddasa!” = "Tziu Giovanni, quando siamo entrati nella baracca del Milese, voi vi siete seduti a bere, io invece, poichè sono curioso, ho controllato da per tutto e ho visto le anguille!".

Testo di Giuseppe Mocci - Tutti i diretti riservati.

Editing G.Linzas 
Revisione riolese B.Sulas

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