lunedì 8 agosto 2011

STORIA MEDIOEVALE DELLA SARDEGNA (sintesi - 13ª parte)

L’ORGANIZZAZIONE GIUDICALE 

Il GIUDICATO
“I Giudicati sorsero spontaneamente e direttamente dalle città-stato superstiti le cui funzioni furono le stesse che ritroveremo nell'ordinamento giudicale (R. Carta Raspi).
Le città-stato conosciute, nel VII/VIII secolo, erano : Calaris-es; Tharros; Torres; Civita (Olbia-Gallura). Queste città-stato divennero poi Giudicati, con un più esteso territorio.
“E così , il “locu”, che prima era il retroterra della città, diventa tutto il territorio del Giudicato; e “Parte” significa tutto il Giudicato (Parte d'Arborea).- R.C. Raspi -

antica città di Tharros

IL GIUDICE
Colui che amministrava, sotto tutti gli aspetti, civili e militari, il Giudicato. “Le sue funzioni erano in gran parte delegate ai funzionari e ai minori ufficiali dello stato”.
Per il Prof. F.C. Casula il Giudice era un RE e il Giudicato un Regno.
Alle origini si chiamava anche Sufeto (in lingua Fenicia), Arconte (in lingua greca); pare che allora ci fossero “due Giudici, uno chiamato “Giudice e Re”, l'altro, Giudice in sottordine, era chiamato “de fattu”… Nella iscrizione di Villasor… erano due: Torchitorio e Salusio, nobilissimi Arconti…
In CSPS. 38 (Condaghe S. Pietro di Silki) troviamo: “testes ambos judikes, judike Barusone e judike Mariane” (R.C.Raspi).
La carica, in origine, era elettiva durava da uno a più anni, poi, essendo diventati i Giudicati dei Principati, divenne ereditaria.


antica ripartizione territoriale della Sardegna

LE CURATORIE
Il Giudicato era diviso in CURATORIE, che erano una unione di più comunità, (biddas, ville). La Curatoria veniva amministrata da un Curatore, nominato dal Giudice e apparteneva al ceto dei majorales, chiamati anche “Primates, nobiles, donnos”. 


LE VILLE-BIDDAS
La Comunità (Bidda, Villa) era formata dalle famiglie, dette “Fuochi”. La classe dominante era il clero, a seguire i nobili e i liberi. Solo queste tre categorie, che pagavano i tributi, potevano partecipare alla organizzazione civile-amministrativa della Villa. I liberi erano, in maggior parte, gli artigiani e i mercanti, che erano tenuti anche al servizio militare a cavallo. Nelle Ville abitavano molti servi e schiavi non cristiani, che non venivano nemmeno censiti. 
La Villa o Bidda veniva amministrata da un Majorale, nominato dal Giudice, che riscuoteva anche i tributi.


CORONA DE LOGU
Nel Giudicato esisteva una specie di Parlamentino: la Corona de Logu. Essa era composta da tutti i rappresentanti delle Ville, che venivano eletti o nominati nelle parrocchie, essendo il clero la classe dominante.
Ad Oristano, sede della Corona, dopo l’abbandono di Tharros, “i rappresentanti delle Ville si riunivano nella chiesa di Santa Maria (oggi Cattedrale) o in quella di San Francesco” (R.C.Raspi).
La Corona si interessava degli affari più importanti: la giustizia, l’ordine pubblico, le alleanze, i patti internazionali e le guerre, sia quelle contro i mori che contro un altro Giudicato.


CORONA DE CURATORIA
Nella Curatoria c’era una specie di piccolo Consiglio provinciale, detto Corona de Curatoria, che provvedeva all’ordinaria amministrazione e curava i rapporti con le Ville.


CORONA DE VILLA
Esisteva anche una specie di Consiglio comunale, la Corona de Villa o de Scolca, retta da un Majorale e che si interessava dell’uso della terra-pascolo o coltivazione, legnatico, prestazioni d’opera per alcuni servizi-manutenzione delle strade campestri (le famose comandate, giunte fino agli anni sessanta del secolo scorso).


CARTA DE LOGU
La Carta de Logu è una raccolta di leggi, uno Statuto; per il Prof. F.C. Casula sarebbe uno dei più antichi codici di leggi europee.
La Carta era scritta in sardo e la prima raccolta delle leggi è stata fatta da Mariano IV d’Arborea, perfezionata e promulgata da sua figlia Eleonora nel 1392, “per preservare la giustizia del popolo della nostra terra e del Regno d’Arborea”.
Anche negli altri Giudicati erano in uso Cartas de Logu, codici differenziati fra loro, dei quali non è rimasta traccia, ad eccezione di una parte dalla Carta de Logu di Callari.
Prima della raccolta di Mariano IV, le leggi in vigore erano quelle pervenute dai romani e dai bizantini; leggi tramandate oralmente, che col passare del tempo e con l’evoluzione delle istituzioni vennero adeguate alle esigenze dei vari territori Giudicali.

antico frammento della Carta de Logu


LA CARTA DE LOGU DI ARBOREA
La più famosa Carta è quella promulgata da Eleonora d'Arborea: un manoscritto in sardo sopravvissuto sino ad oggi e che si trova nella Biblioteca universitaria di Cagliari. 
Di Carta de Logu ne esiste un’altra, apparsa misteriosamente a Cagliari da autori ignoti, intorno alla prima metà dell’Ottocento, risultata poi falsa. Essa fu pubblicata dallo storico e letterato Salvatore Angelo De Castro dal titolo: “I nuovi codici di Arborea”, con una biografia del tutto fantasiosa della Giudicessa Eleonora. Il De Castro la pubblicò, pare, in buona fede, ma fu sospettato di essere l’autore.
Queste carte ingannarono molti studiosi e fecero di Eleonora una novella Giovanna D’Arco, sempre in armi in prima fila contro i nemici aragonesi.
Nelle medesime carte, Eleonora viene descritta come una bellissima donna, invece ella era una donna normale, più bruta che bella; il prof. F.C. Casula l’ha riconosciuta in una scultura della chiesa di San Gavino ed essa appare col viso sfigurato, forse venne colpita dalla peste, molto frequente nel periodo in cui visse.
Questa falsa Carta inventò poi tanti personaggi mai esistiti, ai quali i Comuni della Sardegna intitolarono, allora, vie e piazze; a Oristano le vie Serneste, Torbeno Falliti, Aristana (questa sarebbe stata la prima Giudicessa di Aristanis), ecc.
Nel mese di Dicembre del 2010, la Carta De Logu di Eleonora è apparsa a Oristano, tradotta in italiano dal professore di Glottologia e Linguistica Giovanni Lupinu della Università di Sassari.


LA BANDIERA DEI QUATTRO MORI
La Bandiera della Sardegna oggi è quella che reca i quattro mori, rivolti a destra e con la benda sugli occhi (indice di vittimismo). Così è stata concepita dalla Regione Autonoma della Sardegna nel 1949, data della sua istituzione costituzionale.
Purtroppo oggi si vedono anche bandiere con i mori rivolti a sinistra, segno di ignoranza da parte di chi le fabbrica o  le stampa.
La sua storia è stata scritta recentemente (2007) dal prof. Franciscu Sedda, docente dell’Università di Sassari e di Roma.
La bandiera con i quattro mori era la bandiera di guerra del Re d’Aragona già dal 1281 ed i mori erano senza benda e “dai tratti africanizzanti”, senz’altro a significare sia “la riconquista iberica dai Mori” dei quattro regni di Aragona, Catalogna, Valenza e Maiorca, sia la loro unificazione nel Regno di Aragona.

antico stemma del regno di Aragona - bolla plumbea

Questa bandiera era rimasta poi come la bandiera di guerra dei Re d’Aragona.
Nel 1409, subito dopo la battaglia di Sanluri, fu proprio il Re Martino d’Aragona a farci sapere come erano allora le bandiere dei sardi e del nuovo Regno unificato di Aragona. Infatti egli scrisse agli altri sovrani d’Europa per informarli dello “sterminio dell’esercito dalla nazione sarda” e che durante la battaglia i soldati spagnoli erano riusciti a impadronirsi della “bandiera dels sards”.
La bandiera della Sardegna, allora, era costituita da un Albero diradicato verde in campo bianco, ereditata dal Giudicato di Arborea (oggi lo stemma della provincia di Oristano).
Mentre la bandiera degli spagnoli era costituita dalle "barras" catalane, i pali rossi e gialli, ereditata dai catalani.
L’uso della bandiera con i quattro mori da parte dei sardi risale al 1590, così come risulta dallo “Stamento militare di Sardegna, durante la dominazione spagnola”. Però i mori erano rivolti a sinistra e con la benda sulla fronte.
Nel periodo sabaudo (Savoia) si trovano due tipi di bandiera; una con i quattro mori con benda sulla fronte e un’altra con benda sugli occhi, in entrambe i mori sono rivolti a sinistra.

Testo a cura di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati

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