martedì 12 aprile 2011

Storia di Riola: "SU CUNZAU DE I FRUCASA" di Giuseppe Mocci

SU CUNZAU DE I FRUCASA
(La località dove il boia eseguiva la pena di morte)

Il boia, nel Regno di Sardegna, prima durante il periodo Giudicale e spagnolo (900/1720), successivamente con la dominazione sabauda (1720/1827), era l'esecutore sia reale che baronale di pene corporali.  Egli era, praticamente, un dipendente statale, regolarmente retribuito “con 20 soldi al giorno, un cavallo e il vitto assicurato; inoltre aveva diritto a un premio di uno scudo per ogni impiccagione o squartamento. Il boia  era addetto non solo all'impiccagione, alla decapitazione e allo squartamento dei condannati a morte, ma anche alle torture degli arrestati, con frustate, tratti di corda, mutilazione di mani, di piedi e di orecchie. Questo avvenne fino al 1827, quando fu abolita la pena di morte dal Codice Feliciano". (Prof. F.C. Casula).
A Riola "Su Cunzau de i frùcasa" si trovava  sulla strada per Narbolia, a sinistra e a quattrocento metri circa dalla statale 292.

Il vecchio ponte di Riola nel 1935 

Il cadavere, o ciò che rimaneva del corpo martoriato del condannato, veniva esposto, per ammonimento ai male intenzionati, sul ponte romano di Mare Foghe.
Alberto La Marmora (1789/1863), autore di “Un viaggio in Sardegna”, attraversò questo ponte, proveniente da Nurachi dove pernottò presso il parroco locale, per raggiungere le località ubicate dopo Riola. Egli riferisce:
"Da Nurachi si arriva presso il villaggio di Riola, che si attraversa nella sua lunghezza per portarsi al gran ponte. Questo ponte è molto antico; consta di molte arcate……. Ai due lati del ponte si vedono degli spazi coperti di canne palustri e di giunchi con laghi di acque stagnanti dove brulicano uccelli marini…… Questo ponte non avrà meno di 150 metri di lunghezza, ma trovasi in cattivo stato, io non dimenticherò giammai di aver veduto sovente sopra la riva opposta …….un patibolo fabbricato con pietre squadrate, spesso guarnito di teste umane, sotto il quale uno bisognava passare per seguitare la sua strada”.
Vittorio Angius (1798/1862), autore del ”Dizionario Storico Geografico della Sardegna”, parla di questo ponte in questi termini:
"I guadi del fiume di Riola sono pericolosi sempre, perché fangosi e per l’impedimento delle piante. Si suol varcare per un ponte antico, dove vedesi ancora certa opera di difesa per vietare il passaggio dei barbareschi… La porta per cui si passa suol chiudersi di notte”.
Questo ponte è esistito fino ai primi anni del 1900, quando venne costruita la strada provinciale Oristano-Cuglieri e un nuovo ponte, poi danneggiato nel mese di Settembre del 1943 da militari tedeschi in ritirata.

Il fiume "Mare Foghe" 

I resti del ponte romano e il ponte danneggiato sono stati abbattuti  nel 1963, durante le opere di bonifica di Mare Foghe e la costruzione del  ponte attuale.
Il vecchio ponte, già dal periodo della dominazione romana (dal 238 a.C. al 456 d.C.), consentiva il collegamento di Cagliari (Karales) con la Planargia.
Ma già nel periodo Fenicio-punico (800/238 a.C.) esisteva una strada ( una specie di camminamento, perché le strade vere con lastricato e ponti vennero costruite dai romani) che collegava Othoca (S.Giusta) con Cornus, seguendo lo stesso tracciato dell’attuale S.S. 292, con guado sulla palude di Mare Foghe.
Cornus era collegata anche a Tharros, ma con un’altra strada, che attraversava Is Arenas. E’ ancora visibile, in località Is Arenas di Torre del Pozzo, parte del  lastricato romano sullo stesso tracciato fenicio.
Sicuramente, nei pressi del ponte costruito dai romani su Mare  Foghe,  sorse il primo nucleo della villa (bidda) Arrivora-Arriora, abitata dai familiari dei militari romani che presidiavano il ponte, perché considerato importante ma  vulnerabile da parte dei sardi, sempre ribelli verso Roma.

Testo a cura di Giuseppe Mocci

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