mercoledì 20 luglio 2011

STORIA MEDIOEVALE DELLA SARDEGNA (sintesi - 10ª parte)

IL GIUDICATO DI TORRES
A cura di Giuseppe Mocci


Come gli altri Giudicati, anche quello di Torres sorse dopo l'abbandono della Sardegna da parte dei Bizantini. “Si hanno notizie della sua esistenza, a Nord dell'isola, intorno all'anno 855.
Il Regno o Giudicato di Torres, chiamato in volgare anche Logudoro (contrazione di Logu de Torres = Logu de Tore - Logu de Dore – Logudore - Logudoro), ebbe per capitale Ardara nel Meilogu (= Mediu Logu), al centro del reame, e per stemma araldico una torre. Era abitato da meno di centomila persone, di cui un terzo liberi e due terzi servi… visse in pratica oltre quattrocento anni, dall'855/64 al 1259.”. (Prof. F.C. Casula)

Ardara - Chiesa Nostra Signora del Regno

Il Giudicato fu amministrato da una decina “di sovrani noti, quasi tutti della casata Lacon/Gunale, tranne gli ultimi due”: Ubaldo Visconti (Giudice della Gallura) ed Enzo di Svevia.
Esso comprendeva diciannove Curatorie; ecclesiasticamente aveva un’Archidiocesi con sede a Torres e sette Diocesi: Ampurias (Castelsardo); Bosa; Bisarcio (Ozieri); Castra (Monteacuto); Ottana; Plovaca (Plaghe); Sorres. Dal 1138 le Diocesi furono poste dal Papa sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Pisa.
Il Giudicato confinava a Sud con Arborea (il confine era determinato dal rio Pischinappiu nel Comune di Cuglieri, sfiorava Narbolia, risaliva il Monteferru fino a San Leonardo), a Sud Est e a Est con la Gallura.
Dei primi Giudici non si ha notizia alcuna. Il primo Giudice noto (Liber Judicum Turritanorum) potrebbe essere stato Costantino de Martis o Andrea Tanca (1040), a seguire: Comita; Gonario di Lacon; Dorgotori de Kerki o Torchitoro; Barisone; Mariano (1082); Pietro de Serra; Costantino de Sogostos; Pietro de Gunale; Costantino II di Lacon (1120); Gonario II di Lacon (1127); Bariosone II di Lacon (1150/60); Costantino III di Lacon; Comita II di Lacon (1210); Mariano II di Lacon (1225); Adelasia/Ubaldo Visconti; Adelasia/Enzo di Svevia. (R: Carta Raspi)

Ritratti dei Giudici di Torres: Dorgodorio, Costantino III, Pietro I

“Ci sono ignoti gli avvenimenti dei primi secoli di vita del Regno giudicale… Bisogna arrivare al 1015/16 per registrare un fatto… l’unico vero tentativo d’invasione dell’isola da parte di un’armata araba di Spagna”. (Prof. F.C. Casula)
Gli arabi al comando del loro capo, il famoso Mugiahid, (Museto/Mugeto per i sardi), partiti “da Denìa, in Spagna, con centoventi navi invasero la Sardegna e conquistarono parte del Giudicato di Torres e alcune zone dei Giudicati di Arborea e Gallura”.
Uno storico arabo del tempo riferisce che: gli arabi uccisero tantissimi soldati e civili giudicali, compreso lo stesso Giudice di Torres, (Malut per gli arabi; forse Pietro de Gunale); trassero in schiavitù le donne e i bambini.
Come noto, questa disastrosa invasione, che minacciava di espandersi nel continente italiano, provocò una forte reazione dei regnanti italiani, soprattutto da parte della Chiesa.
Fu, infatti, il Papa Benedetto (successivamente, Bonifacio VIII), “sensibilizzato dall’arcivescovo di Calari, primate della Chiesa sarda, “che invocò l’intervento delle Repubbliche Marinare Genova e Pisa.”.
Nel 1015-16 le flotte e le truppe delle due repubbliche sconfissero gli Arabi, liberando la Sardegna e allontanando il pericolo di invasioni musulmane sulle coste tirreniche italiane. Da quel momento i Giudicati sardi “si aprirono al continente italiano per rivitalizzare la propria economia e la propria società.”.
I Giudici di Torres, dopo l’intervento delle due repubbliche marinare, a partire da Mariano I, adottarono una politica liberale, forse con una “eccessiva apertura alle partecipazioni esterne, laiche e religiose”. Strinsero rapporti straordinari con Genova e Pisa; ai pisani (i marchesi Malaspina) concessero l’autorizzazione della costruzione del Castello di Serravalle e del borgo di Bosa, del Castello di Osilo e del borgo di Osilo; ai Genovesi concessero di fondare la città di Alghero e di costruire Castelgenovese (Castelsardo).
Questa eccessiva liberalità, creò seri problemi di sopravvivenza all’autonomia del Giudicato e, forse, è stata la causa della sua rovina.
Essi edificarono “chiese e monasteri a beneficio dei Cassinesi, Camaldolesi e Vallombrosani; tra le più importanti Chiese, ricordiamo: Nostra Signora del Regno di Ardara; San Pietro di Torres di Borutta, con annesso monastero; S.S. Trinità di Saccargia; San Gavino di Portotorres, con annesso monastero; San Nicola di Ottana; San Leonardo di Sette Fonti di Santulussurgiu.

Chiesa S.S. Trinità di Saccargia

I Giudici turritani, imparentati con gli altri Giudici sardi, spesso entrarono in conflitto tra loro per ragioni successorie, con tremende guerre fratricide, cui spesso parteciparono, come alleati, i Pisani e/o i Genovesi.
Dei Giudici sassaresi meritano di essere citati: COMITA, MARIANO II e ADELASIA.
Comita aveva sposato…Sinispella d’Arborea, vedova di Ugo Poncio, Giudice di Arborea"… dalla quale ebbe il figlio Mariano,  che fece sposare con la figlia del Giudice di Calari Salusio IV, Agnese . Questa parentela… lo portò ad allearsi col terribile consuocero (Salusio IV) e ad infierire con lui sull’Arborea, indebolita da lotte successorie interne, imprigionando nel 1199 l’arcivescovo di Oristano, Giusto”.  E’ noto che in quella guerra fu distrutta la cattedrale di Oristano.
Comita viene ricordato oltre che per le sue imprese sulla terra e sul mare contro gli altri regni giudicali o contro i Musulmani, per gli allacci matrimoniali che dimostrano come Torres fosse nota ed apprezzata nel mondo d’allora, e come molti grandi potentati europei aspirassero ad imparentarsi comunque con i regnanti logudoresi.

Ritratto del Giudice di Torres Comita

Comita fece sposare la figlia Maria, detta la Sarda, col figlio primogenito del Marchese di Saluzzo, erede del più importante Marchesato d’Italia.“Divorziato da Sinispella, sposò egli stesso una figlia del Marchese.”.
Comita passa alla Storia come un buon Giudice, che “regnò bene per ventun’anni e morì in pace, nel 1218.”.
Gli successe, per volontà popolare, il figlio Mariano II, forse il miglior sovrano della storia del Logudoro. Egli venne “incoronato ad Ardara, secondo l’uso” e sposò Agnese la figlia del Giudice di Calari Guglielmo-Salusio IV.
Mariano II mantenne il Giudicato “in una condizione di relativa floridezza, approfittando dell’amicizia genovese che gli apriva gli scali marittimi dell’Europa mediterranea… Poté accordarsi anche con gli altri regni sardi: nella primavera del 1219 diede in sposa la dodicenne figlia Adelasia al coetaneo Ubaldo Visconti, d’origine pisana, erede di Gallura…. Rinunciò alle pretese su Calari derivategli dalla moglie Agnese. Conservò invece i suoi diritti materni sull’Arborea, governando in condomino quel Regno col cugino Pietro II de Bas Serra dal 1228 al 1229. Ed è lui che ricostruì la cattedrale di Oristano, distrutta dalle truppe di Guglielmo-Salusio IV di Calari e da Comita suo padre.”.

Ritratto del Giudice di Torres Mariano II

Alla sua morte, nel 1232, “le strutture dello Stato cominciarono a vacillare. Troppe forze disgreganti operavano all’interno e all’esterno del Regno, mentre al governo c’era un inesperto ragazzo di dodici anni (Barisone III), assistito dal giudice di fatto Orzocco de Serra
I genovesi (i Doria) e i pisani (i Malaspina) erano diventati potentissimi e si ingerivano negli affari del Giudicato. “Vasti territori erano in mano a monasteri… E costituivano zone franche indipendenti.  A Thathari o Sassari, un eterogeneo ceto mercantile aveva trasformato l’oscura villa in un centro urbano con fermenti libertari comunali in contrasto coi modi curatoriali.”.
Sorse quindi il Comune autonomo di Thathari- Sassari con un suo Statuto particolare, scritto in sardo”, i così detti Statuti Sassaresi, oggi quasi tutti scomparsi.
Morto Barisone III, assassinato a Sorso nel 1235, gli successe di diritto la sorella Adelasia, che trasmise al marito le prerogative sovrane che le competevano.
Ubaldo Visconti, che era diventato Giudice della Gallura, divenne, ora, anche Giudice di Torres, “il quale ovviamente, diede una svolta filopisana al Regno”.
Dopo solo tre anni Adelasia, rimasta vedova, si ritrovò, nuovamente, Giudice; ma i notabili turritani, filo pisani, le fecero sposare Enzo, giovanissimo figlio naturale dell’Imperatore Federico II di Svevia.
Salì quindi al potere Enzo, che credete, erroneamente, di aver ricevuto l’investitura di Re della Sardegna.
Dopo appena nove mesi di matrimonio, egli, abbandonato il tetto coniugale, partì per il continente, con la scusa di aiutare il padre nella guerra contro i Guelfi di Bologna.
Essendo stato sconfitto l’Imperatore dai bolognesi, Enzo fu fatto prigioniero, ma preferì rimanere, in una prigionia dorata, in un bel palazzo del centro di Bologna, dove poi morì; palazzo chiamato ancora oggi il Palazzo di Re Enzo.
Adelasia, abbandonata dal marito, si ritirò nel castello di Burgos nel Goceano. 

Castello di Burgos

Nel 1246 chiese ed ottenne dal Papa il divorzio da Enzo e, secondo la leggenda, si sarebbe risposata  con Michele Zanche (personaggio di Dantesca memoria), il quale avrebbe svolto le sue veci, come vicario, nel Giudicato di Torres.
Pare che Adelasia sia morta “nel 1259 senza eredi, confermando una donazione del suo Stato in favore della Chiesa.".
In quello stesso anno, praticamente, scomparve dalla scena politica il Giudicato di Torres, che aveva già perso molti territori a seguito di varie guerre con gli altri Giudicati.

Testo a cura di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati.



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