domenica 5 febbraio 2012

"Su Mazzori 'Ochi" - di Giuseppe Mocci

Dagli anni '30 agli anni '50 del secolo scorso viveva a Riola un pensionato dello Stato, un ufficiale dei carabinieri in pensione, un “zibullau” come si diceva allora, che tutti chiamavano Su Mazzori ‘Ochi (Loche). Io non ho mai conosciuto il suo nome di battesimo.
Egli era conosciuto da tutti i riolesi, ma anche da molti agricoltori nurachesi e cabraresi che passavano in via Umberto I per recarsi nel Sinis, zona allora accessibile solo da Riola.

"Su Mazzori 'Ochi"

Il nostro carabiniere usava fare piccole passeggiate, quotidiane, dalle ore undici alle dodici e trenta.
Il tragitto era sempre lo stesso, da casa sua, in via Umberto I, fino alla piazza centrale o poco oltre, nella stessa via, per un percorso massimo di cento metri.
La passeggiata mattutina egli la effettuava sempre solo, dal lunedì al sabato.
La sera si recava nella piazza centrale, sempre in via Umberto, e si fermava di fronte alla fontanella pubblica, alla quale dava le spalle. Da Quella posizione egli poteva vedere tanta gente passargli davanti, perché convergono su quella piazza ben sei vie.
Il nostro “zibullau”, fermo, a gambe divaricate e braccia incrociate sulla schiena, spesso veniva irrorato da qualche cane randagio, dopo una bevutina alla fontanella.
Noi ragazzini osservavamo da lontano quest’uomo, alto e grosso, che imponeva rispetto. Lo ribattezzammo Paracarru ‘Ochi, per il fatto che spesso i cani gli facevano la pipì sulle gambe senza che lui si accorgesse di niente.
Ricordo di non aver mai visto quest’uomo in nessun’altra parte del paese, né l’ho mai visto in chiesa, o in uno dei due Bar, che pure distavano da casa sua una cinquantina di metri.
Una volta al mese si recava all’ufficio postale per ritirare la pensione (ufficio che si trovava ugualmente in via Umberto I).
Durante l’Era fascista, finita nel 1943, non usciva mai di casa. Si diceva che fosse antifascista e per questo motivo congedato anzitempo dall’Arma. Viveva solo e si serviva di una donna per le pulizie, preparargli i pasti e fargli la spesa.
Di sera, un’oretta prima del tramonto, il nostro carabiniere ripeteva la consueta passeggiatina in via Umberto I e si fermava davanti alla predetta fontanella, in attesa dei suoi due affezionati amici, il signor Efisio Zoncu Orrù, poeta e contadino benestante, e il signor Antioco Loche, proprietario e contadino benestante pure lui. 

Riola - via Umberto I

Entrambi gli amici rientravano dal lavoro nei campi una o due ore prima del tramonto. Questo avveniva sempre durante la settimana, perché la domenica e gli altri giorni festivi, ai tre si aggiungeva qualche altro, naturalmente non molto gradito; infatti, spesso l’intruso veniva preso in giro.
Su Mazzori ‘Ochi pontificava, raccontava tutto quello che aveva visto nella mattinata, dilungandosi nel descrivere le persone che aveva notato e chiedendo informazioni sulle stesse.
I due amici lo ascoltavano, quasi sempre in religioso silenzio, e gli fornivano le informazioni richieste.
Praticamente, i tre facevano le pulci a tanta gente, soprattutto agli emergenti e a certe donne alquanto chiacchierate. Si diceva che Su Mazzori fosse al corrente di tutto quello che succedeva in paese.
Sull’esempio di questi tre affezionati amici, piano piano, su questa piazza cominciarono a riunirsi altri gruppi, con la stessa cadenza temporale di Su Mazzori ‘Ochi e compagni.
Oggi i gruppi sostano, comodamente seduti sulle panche, numerosi e a tutte le ore.

Testo a cura di Giuseppe Mocci – Tutti i diritti riservati.

Editing G.Linzas

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