lunedì 5 settembre 2011

STORIA DELLA SARDEGNA: LA DOMINAZIONE SPAGNOLA (sintesi 1a parte)


IL REGNO DI SARDEGNA AGGREGATO AL REGNO CATALANO-ARAGONESE
a cura di Giuseppe Mocci
  

Con la sconfitta di Sanluri dell'esercito arborense da parte dell'esercito spagnolo, avvenuta nel 1409, e il successivo trattato di pace del 29 marzo 1410 firmato nella chiesa fuori le mura di San Martino di Oristano, ebbe fine anche il Giudicato di Arborea.

Chiesa di San Martino - Oristano

Eliminato l’ostacolo più duro, costituito dal Giudicato di Arborea, gli spagnoli diventeranno padroni assoluti di tutta l’isola nel giro di qualche decennio.
Vi rimarranno fino al 1710/20, quando la Sardegna fu assegnata, dopo la guerra di successione spagnola, dal trattato di Utrecht, prima all’Austria e in seguito al Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, che divenne re di Sardegna.


Il MARCHESATO DI ORISTANO 

Il trattato di pace del 1410 tra il Giudice D’Arborea e il Re d’Aragona, sottoscritto a Oristano nella chiesa fuori le mura di San Martino, stabiliva, tra le altre numerose clausole, che:
- il Giudice di Arborea rinunciasse al titolo di Giudice e assumesse quello di Marchese di Oristano e Conte del Goceano (territori concessi in feudo);
- il medesimo Marchese prestasse giuramento di fedeltà alla corona aragonese e pagasse un contributo per danni di guerra di trentamila fiorini d’oro e un altro contributo annuo di cinquecento fiorini d’oro, per il feudo concesso.
Il trattato di pace firmato dal Cubello, per alcuni storici, ha suscitato non poche critiche; per questi, il trattato sarebbe stato nullo, perché il Cubello non era il legittimo Giudice di Arborea, ma semplicemente un reggente; per questo motivo egli venne sospettato anche di tradimento.


LEONARDO CUBELLO 

Leonardo Cubello era figlio di Salvatore Bas Serra d'Arborea e di Costanza Cubello e assunse, stranamente, il cognome della madre.
Durante il suo Marchesato si arricchì tanto da suscitare le invidie dei nobili catalano-aragonesi di Castel di Castro e anche del Re.
 “Il suo Marchesato comprendeva Oristano e le fertili pianure dei tre Campidani di Simaxis, Cabras e Milis, a cui erano aggregati vasti territori limitrofi ottenuti dal Cubello in tempi e modi diversi: quasi tutta la Parte Barigadu e la Parte Guilcier … Dal Marchese dipendevano poi la Barbagia di Ollolai e di Mandrolisai.... L'Acquisizione del Goceano completava l'enorme possedimento della famiglia”.
Il suo comportamento comunque era conforme al suo giuramento di fedeltà alla corona Aragonese; egli adottò, quindi, una politica filo spagnola.

campana della Torre Oristanese detta di Mariano II o di San Cristoforo

Alla sua morte, nel 1427, divenne Marchese di Oristano e Conte del Gogeano il figlio Antonio “come ricorda l'enorme campana di oltre quattro metri di circonferenza fatta fondere da lui nel 1430 per la torre detta di Mariano II o di San Cristoforo”.

ANTONIO CUBELLO 

Antonio Cubello adottò una politica ancor più filo spagnola, fu grande amico di Alfonso V d’Aragona, detto "Il Magnanimo", che aiutò “con abbondanza di soccorsi, gente d’armi e di munizioni” nelle varie guerre che il medesimo Re dovete sostenere in Italia e in Africa.

il Re d'Aragona Alfonso V detto "Il Magnanimo"

Da Alfonso V il Cubello ottenne “la conferma di tutte le investiture paterne e la speciale facoltà di trasmettere titoli e diritti feudali per linea femminile, in caso di mancanza di eredi maschi”.
Il medesimo Cubello partecipò con gli aragonesi a spegnere le continue ribellioni dei Doria; “il castello di Monteleone cadde, per opera sua, in potere degli aragonesi”.
Egli morì nel 1463 e gli successe il fratello Salvatore “il quale, appena ventitreenne, aveva seguito il Re Alfonso Il Magnanimo nei campi di battaglia italiani”.

SALVATORE CUBELLO 

All’età di sei anni “era stato condotto come ostaggio (per segurtat de la pau) a Castel di Castro, in obbedienza ai dettami della capitolazione di San Martino. Fu poi consigliere reale e tesoriere dello stesso sovrano.
Il suo dominio fu comunque contrastato, per ragioni patrimoniali, dal Conte di Quirra, Giacomo Carros, allora viceré di Sardegna. Per fermare il contrasto tra i due intervenne il Re Alfonso.
“Ma i rapporti fra i Carros di Quirra e di Arborea, ed i Cubello-Alagon, rimasero tesi, come dimostra il fatto che nel 1469 il nipote Salvatore de Alagòn minacciava di assalire il castello di San Michele”.
Il Marchese Salvatore Cubello morì intorno al 1469, senza lasciare figli, e “la sua eredità era stata raccolta dall’altro nipote Leonardo de Alagòn”.


LEONARDO DE ALAGON

Egli era figlio di Artale de Alagòn e di Benedetta Cubello, sorella del Marchese Salvatore Cubello, morto senza eredi. 
“Nel 1459 fece omaggio e giurò fedeltà al re Giovanni II, quale procuratore dello zio Antonio Cubello d’Arborea, Marchese di Oristano e conte del Gogeano”. Fu anche procuratore dell’altro zio materno, Salvatore Cubello, subentrato nel Marchesato di Oristano al defunto fratello Antonio.

Leonardo Alagon, l'ultimo Marchese di Oristano

Leonardo “fu consigliere reale ed aiutò il re nelle guerre di Catalogna e di Navarra. Nel 1469-70, morto lo zio Salvatore Cubello senza eredi, in deroga al mos Italiae, chiese l’investitura del Marchesato di Oristano e del contado del Goceano. Essendosi opposto a questa investitura anomala il vice re del Regno di Sardegna, Nicolò Carros d’Arborea, Leonardo si ribellò”.
Come evidenziato precedentemente i rapporti tra il vicerè, anche lui imparentato con gli Arborea, e i Cubello-Alagòn erano già tesi dal periodo del Marchesato di Salvatore Cubello.
Di fronte all’opposizione del viceré, Leonardo Alagon nel 1470 scese in armi e sconfisse le truppe viceregie nei pressi di Uras.
“Intervenne nella contesa il re Giovanni II, inviando in Sardegna il viceré di Sicilia… per intavolare trattative; ma inutilmente: Leonardo occupò il castello di Monreale e quello di Sanluri e mise sotto assedio la città di Cagliari.”.
Nel 1474 fu firmato in Spagna “un patto di concordia che proclamava l’Alagòn marchese di Oristano”. Patto che obbligava Leonardo Alagòn a liberare i prigionieri della battaglia di Uras e a consegnare “al viceré il castello di Monreale e le altre fortezze e… tutte le cose e beni mobili e immobili presi da lui e dai suoi seguaci, affinché li tenesse in nome e per parte della regia Corte”.
Con questo patto Leonardo ottenne nuovamente, in feudo, il Marchesato di Oristano, la Contea del Goceano con Dore-Orotelli, le contrade del Marghine, della Barbagia di Ollolai, del Mandrolisai, di Belvì, di Bitti, di parte del Barigadu e di parte del Guilcier, dietro pagamento di ottantamila fiorini d’oro d’Aragona; territori che oggi corrispondono alla Provincia di Oristano e a parte della Provincia di Nuoro.
A Leonardo venne anche concessa “la clausola di trasmissibilità del feudo per linea maschile. Ma tra le carte, c’era una lettera tutt’altro che pacifica, carica di torva diffidenza: la proibizione tassativa al nuovo marchese e ai suoi fratelli di pernottare in Castel di Cagliari o nelle sue pendici”.
La pace durò pochissimo, infatti, l’anno successivo ripresero le ostilità. Nel 1478, a Macomer, avvenne lo scontro decisivo e Leonardo venne sconfitto. Egli riuscì a salvarsi con la fuga via mare per Genova, ma “fu catturato per il tradimento” del capitano della nave e consegnato agli spagnoli, l’Ammiraglio aragonese Giovanni Vilamarì.
Leonardo era stato già processato per tradimento, e a nulla valsero le sue dichiarazioni: “combatto non contro il re ma contro il viceré”. Egli “venne condannato a morte da un tribunale regio insieme ai figli e i fratelli e gli furono confiscati tutti i beni feudali per timore che volesse ricostituire l’antico Regno giudicale di Arborea”.
Per intercessione dell’ammiraglio aragonese Giovanni di Vilamarì, suo amico, Leonardo Alagòn “ebbe tramutata la pena di morte con l’esilio e, per volere di Giovanni II, fu rinchiuso con i suoi seguaci nel castello di Xàtiva (Valenza), dove morì il 3 novembre 1494”.
Dal 1478 il Marchesato di Oristano non fu più assegnato in feudo a nessuno dei numerosi pretendenti e venne incorporato alla Corona d’Aragona, come Regno di Sardegna, dal re Giovanni II, che aggiunse ai suoi lunghi pomposi titoli anche quello di Marchese di Oristano e Duca del Goceano.

Testo a cura di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati



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