venerdì 13 luglio 2012

"LA BANDIERA DELLA SARDEGNA: I QUATTRO MORI" di Giuseppe Mocci

Bandiera ufficiale della Regione Sardegna

Il Professor Franciscu Sedda, docente nelle Università di Sassari e Roma, con la sua opera “La vera storia della bandiera dei sardi”, cerca di fare chiarezza sulle vicissitudini della bandiera che rappresenta i sardi e con un articolo sull’Unione Sarda del 27 ottobre 2007 riassume i nodi della vicenda.
“Nel 1409, pochi giorni dopo la battaglia di Sanluri, il Re Martino il Vecchio, compiaciuto delle notizie che arrivano dal figlio Martino il Giovane, comandante dei catalano-aragonesi in Sardegna, scrive agli altri sovrani per informarli dello sterminio e l’esecuzione nei confronti della nazione sarda traditrice e ribelle e per rendere loro noto che durante la battaglia dei soldati sono riusciti a impadronirsi della bandera dels sards”.
In quella Battaglia, e durante la centenaria lotta contro un esercito invasore (prima Pisa, dopo i catalani-aragonesi), la bandiera della nazione sarda era costituita da un albero deradicato verde in campo bianco, inizialmente simbolo del Giudicato d’Arbarèe.
In quello stesso periodo la bandiera della Corona d’Aragona era costituita da “le barras catalane e i pali rossi e gialli.”. Ma sul campo di battaglia sventolava anche il vessillo personale del Re Aragonese, con i quattro mori, “quattro teste senza benda e dai tratti marcatamente africanizzanti”. 

Sigillo del Regno Aragonese

Dell’esistenza di questo vessillo si ha la certezza da “un sigillo del 1281 e sembra indicare sia la "Reconquista" iberica nei confronti dei mori (i mussulmani), sia l’unificazione fra Aragona, Catalogna, Valencia e Maiorca in un nuovo tipo di confederazione politica".
La bandiera con i quattro mori viene poi usata dai sardi dal 1590, in piena dominazione spagnola, come risulta dallo Stamento militare della Sardegna. I quattro mori erano rivolti a sinistra e avevano la benda sulla fronte. Questa bandiera indicava “uno dei fedeli Regni del sovrano di Spagna.”
“I quattro mori vengono usati tanto abbondantemente dai Sabaudi (Savoia) che se ne ritrovano contemporaneamente con benda sulla fronte e benda sugli occhi.”
Dopo la prima guerra mondiale, i quattro mori con la benda sugli occhi furono scelti dai sardisti a simboleggiare il "vittimismo” dei sardi, in secoli di dominazione straniera.
Con l’avvento della Regione Autonoma della Sardegna (1950), su proposta del Partito Sardo d’Azione, la Bandiera ufficiale della Regione diviene quella dei Quattro mori, con la benda sugli occhi. Nel 1999, con un'apposita legge regionale, fu adottata l'attuale versione della bandiera, con la benda che non copre più gli occhi dei quattro mori e gli sguardi rivolti all'opposto dell'inferitura, cioè a destra.
Purtroppo, oggi, si vedono tante bandiere dei quattro mori, con o senza benda e lo sguardo rivolto a destra o a sinistra. Nessuno si cura di far rispettare il dettame della legge regionale. Le tipografie ne stampano di tutti i tipi, quasi tutti sbagliati. Gli stessi funzionari regionali fanno quello che vogliono.
Un esempio: a Ozieri, sulla facciata del fabbricato, dove c’è un importante ufficio della Regione, è stata disegnata una grande bandiera dei quattro mori con lo sguardo verso sinistra.

Curiosita’ sulla bandiera dei quattro mori: La battaglia di Lepanto (1571)

La “Battaglia di Lepanto” fu combattuta e vinta dalla Lega Cattolica (auspicata dal Papa Pio V, ne facevano parte: Venezia con 115 galee, Spagna con 83 galee, Toscana e Savoia con 3 galee ciascuna; era comandata da Don Giovanni d’Austria) contro i Mori nel 1571, nel golfo di Corinto.
Negli anni successivi, molti pittori dipinsero questa famosa battaglia navale con i numerosi navigli; su uno di questi sventolava, in bella evidenza, la bandiera dei quattro mori. Quindi, tutti supposero trattarsi di reparto di sardi.
Invece, ormai è sicuro che alla famosa battaglia non vi parteciparono i sardi. Infatti, quella bandiera apparteneva al “tercio Reggimento di Sardegna” che si chiamava cosi perché era di stanza in Sardegna, ma era composto da catalani, aragonesi e maiorchini, tutti spagnoli.

Testo di Giuseppe Mocci - tutti i diritti riservati.
Editing G.Linzas

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