giovedì 17 febbraio 2011

Personaggi: “PREI SÈCHI”, UN INSEGNANTE D’ALTRI TEMPI

Prei Sèchi (1869-1946)

Prei Sèchi”, all’anagrafe Giovanni Antonio Sechi, è stato una figura di primo piano della prima metà del ‘900.
Sacerdote e insegnante elementare, è rimasto nella memoria collettiva per le sue battute e per i metodi didattici. A tutt’oggi è ricordato dagli anziani per la severità, il carattere rude e schietto.
Prei Sèchi è stato anche letterato. Riveste una certa importanza, poiché autore di un’ottima raccolta di “gosos” (in riolese “còzusu”), edita in Oristano nel 1934 dalla tipografia Pascuttini.
Secondo le notizie riportate nel libro di Nello Zoncu, “Zenti Arrioresa”, “Prei Sèchi” nasce a Riola il 6 marzo 1869 da Basilio Sechi e Filomena Manis.
Fu ordinato diacono il 26/03/1898 e sacerdote il 14 giugno dello stesso anno. Nominato vice-parroco a Riola nel 1900, fu trasferito poco tempo dopo a Milis ove ricoprì il medesimo incarico (dal luglio 1901). Negli anni seguenti divenne maestro elementare.
Dopo un periodo di sospensione dalle cariche ecclesiastiche, fu messo fuori servizio a causa dei dissidi e delle denunce reciproche con il parroco di Riola dell’epoca, Don Salvatore Caria, originario di Nurachi.
Non ebbe un rapporto idilliaco nemmeno con il parroco successivo, Don Raimondo Scalas, anch’egli Nurachese.             
Prei Sèchi morì il 17 gennaio 1946; fu sepolto nel nuovo cimitero, all’ingresso della cappella sul lato destro. A pochi passi, sul lato sinistro, fu sepolto nel 1948 Don Scalas.




                                                             
L’aneddoto: “Animasa de Prugatóriu”

La vicenda si svolge negli anni '20-'30 del secolo scorso.
Prei Sèchi, allora,  possedeva un terreno poco distante da casa sua (nell’area adiacente all’attuale cimitero) coltivato a vigneto e alberi da frutto, con una parte destinata alla coltivazione degli ortaggi.
Egli si dedicava alla cura dell'orto con grande passione nel tempo libero dall'insegnamento. La mattina, infatti, insegnava alle scuole elementari di  Riola, dov'era costantemente impegnato ad istruire e raddrizzare  gli alunni più turbolenti con i suoi metodi severi.
Quasi tutti i pomeriggi si recava a piedi nell'orticello, dove trascorreva diverse ore intento a zappare, inaffiare e curare le piante. Capitava di frequente, però, che vi fossero dei furti di frutta e ortaggi o danneggiamenti da parte di animali, e questo lo faceva imbestialire in modo particolare.
Una sera, dopo essersi accorto dell'ennesimo furto, decise di sorvegliare la sua proprietà armato di una sorta di forcone (ũa frucchetta), con l’intenzione di individuare l'autore. Ragionava tra se e se:“ddu deppu agàttai cussu dellincuenti!”
Rimase di guardia molte ore, dopodiché,  preso dalla stanchezza, si addormentò sotto un albero.
A un certo punto, nelle prime ore del mattino (a patt’a chitzi), fu svegliato dal nitrito di un cavallo (*). Ancora stordito dal sonno, fece per alzarsi quando si accorse della presenza di un uomo; era accovacciato, con i calzoni abbassati, e stava defecando proprio vicino ai suoi piedi.
Prei Sèchi, preso dall'ira, lanciò subito un urlo che terrorizzò il malintenzionato. Costui, non sapendo che fare, invocò soccorso al cielo:
“azzitóriu, azzitóriu, animasa de Prugatóriu!”;  
Prei Sèchi”, di rimando, inveì
Itta animasa de Prugatóriu….  ànima caghendi, bruttu fill’e ........!  Alla ca ti cravu commenti un caoru… chi non tòrristi prusu!
Il ladruncolo, terrorizzato a morte, non poté fare altro che scappare a gambe levate, scordandosi del cavallo che aveva legato lì vicino.

(*) All’epoca molti proprietari di cavallo, la sera, usavano portare l’animale nelle paludi vicine al fiume e lasciarlo  al pascolo, per poi riprenderlo all’alba  e andare al lavoro.

Testo a cura di Gilberto Linzas
Si ringraziano Giuseppe Mocci e Benedetto Sulas .

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