venerdì 22 luglio 2011

CÒNTUSU: "COMUNICATO CADORNA!"

Franziscu, figlio di un ricco possidente, fece il militare di leva (Su Permanenti) a Torino, nel Reggimento Savoia Cavalleria.
Dopo appena un mese di addestramento presso la Scuola di Cavalleria a Pinerolo, egli venne assegnato al predetto Reggimento, come attendente di un tenente; incarico che lo esonerava da tutti i servizi di Caserma, dal servizio di ramazza alla guardia.
Come attendente, egli doveva servire il suo tenente, dalla pulizia dell'alloggio al mantenimento del cavallo, fino al disbrigo di commissioni varie.
Spesso, il nostro cavalleggero veniva mandato a comprare giornali, i quali, dopo letti, non venivano buttati. L'attendente doveva tagliarli a misura di tovagliolo e metterli nel gabinetto del tenente che li usava come carta igienica.
La sera, Franziscu, in divisa con lucidi stivali e speroni (allora alla truppa e ai sottufficiali non era consentito uscire in abiti civili), andava in giro per la città; spesso faceva una puntata in qualche “casa chiusa”.
Prima di far rientro in caserma, soprattutto d'inverno, egli andava in piazza San Carlo, al famoso “Bar Torino”, a bere una cioccolata calda.

Piazza San Carlo a Torino, in una foto d'epoca

Franziscu era stato veramente fortunato per l'incarico ricevuto, essendo analfabeta; incarico che gli permetteva di fare la bella vita, disponendo anche di denaro che il padre gli inviava spesso con vaglia postale.
Rientrato in paese, Franziscu riprese la sua vita normale: lavoro duro nei campi dalla mattina alla sera. Spesso, la sera raccontava agli amici o alla numerosa servitù (allora non c’era la televisione) della bella vita militare a Torino; si ricordava soprattutto della cioccolata calda, della passeggiata sotto i portici di piazza San Carlo, quando nevicava.
Però, a chi gli chiedeva chi fosse questo Santo, egli non seppe dare una risposta perché, secondo lui, non lo sapevano con esattezza nemmeno i torinesi.
Infatti egli raccontava che un caporale torinese, suo compagno d'Arma, da lui interrogato in merito a San Carlo, aveva dato tre versioni diverse: San Carlo Magno; San Carlo V; San Carlo Borromeo.
Franziscu, però, non aveva perso la bella abitudine del periodo militare di usare i giornali come carta igienica; infatti, periodicamente, mandava uno dei suoi servi a Oristano ad acquistarli, perché i giornali, allora, non arrivavano in paese.
Dopo tanti anni, nel 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, il nostro eroe ricorse all’aiuto del compare Zuanni, che sapeva leggere e scrivere, per leggergli L’Unione Sarda, che faceva acquistare ora tutti i giorni.
I primi giorni della guerra Tziu Franziscu, al rientro dal lavoro nei campi, mandò a chiamare ‘ompari Zuanni che, arrivato, si mise a sfogliare il giornale. 
Il compare, spazientito, gli urlò:
’Ompai Zuanni, cumìnzidi a lezzi de sa gherra!(1)
Il compare lesse con enfasi il titolo, a caratteri cubitali, dell’articolo di fondo dell’Unione: COMUNICATO CADORNA.
Franziscu sbiancò subito in viso, colpito dalla notizia che riteneva catastrofica, ed esclamò:
"Tzessu, sa gherra è pèdria!” (2)
Egli, infatti, nella sua ignoranza, interpretò la parola "Comunicatocome estrema unzione - in sardo "comunigau-, credendo che il generale Cadorna fosse in punto di morte.
Il solo pensiero che potesse morire il Comandante dell’Esercito Italiano aveva determinato in lui la convinzione che la guerra fosse ormai perduta.
Itta stoccada adi cumprendiu ‘ompari(3) gli rispose sicuro Zuanni, e gli spiegò subito il vero significato della parola “Comunicato”
Ripresosi dallo spavento, Franziscu ci pensò un po su’ ed esclamò:
Custu zenerali dèppid’essi su tenenti miu de Torinu, puitta issu puru si tzerriada Cadorna(4), ed invitò tutti a bere per lo scampato pericolo del suo tenente.


NOTE:

(1) “’Ompai Zuanni, cumìnzidi a lezzi de sa gherra”  compare Giovanni, cominci a leggere della guerra.
(2) "Tzessu, sa gherra è pèdria!” Che disgrazia, la guerra è perduta!
(3) “Itta stoccada adi cumprendiu ‘ompari” Che diavolo ha capito, compare ?
(4) “Custu zenerali dèppid’essi su tenenti miu de Torinu, puitta issu puru si tzerriada Cadorna” Questo generale dev'essere il mio tenente di Torino, perché anche lui si chiamava Cadorna.

Testo di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati.



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