giovedì 7 luglio 2011

STORIA MEDIOEVALE DELLA SARDEGNA (sintesi - 7ª parte)

UGONE III ED ELEONORA D’ARBOREA 1376/1403
A cura di Giuseppe Mocci

Succede a Mariano IV il suo unico figlio maschio Ugone III, “di fiera e barbara natura, ribelle e tiranno peggiore del padre”, come lo descrive lo storico aragonese del 1500, Zurita, forse esagerando.
Per il Professor F.C. Casula il giudizio cambia di poco, infatti, egli dice: “Parrebbe che negli anni ottanta Ugone fosse gravemente ammalato, con le energie e la volontà in fase calante, tanto da indurlo a reggere lo Stato in forma stizzosa e dispotica, comunque malaccetta dal popolo che…. il 3 Marzo 1383 si sollevò.... lo pugnalò insieme alla figlia e lo gettò, ancora vivo, in un pozzo con la lingua tagliata.”. 
Già prima del 1383, per la sua tirannia, alcuni notabili arborensi (Giovanni e il figlio Valore de Ligia) lo abbandonarono e passarono dalla parte degli aragonesi.

Ugone III de Bas Serra salì al trono a quarant’anni e regnò solo sette anni. Si dice che, da donnikello, durante il regno del padre, combattè assiduamente e con valore i catalano-aragonesi, tanto da meritarsi “le lodi dai soldati e dai villici”.
Da regnante, in campo militare e politico, il suo apporto fu insignificante; “mentre è notevole l'apporto di Ugone III in campo legislativo con l'emanazione delle Ordinanze.”
La sua “effige è scolpita come quella del padre nella chiesa di San Gavino Martire, a San Gavino Monreale”.

busto di Ugone III - Chiesa di S. Gavino Martire (Phanteon)

Alla morte del Giudice Ugone III seguì un periodo confuso e populista.
Ai congiurati che avevano ucciso Ugone, si erano aggiunti altri malcontenti del governo dei Giudici; tutti desiderosi di cambiare forma di governo. I medesimi deliberarono di “non riconoscere alcun successore del Giudice e di formare un Governo nella forma di quello di Genova, da proporre anche agli altri popoli sardi” (Zurita).
Il Governo Repubblicano durò poco, perché gli oristanesi contrari ai nuovi amministratori, fuoriusciti per salvarsi dal furore degli avversari, si recarono a Genova e supplicarono “ la donnikella Leonora" (sposata a Brancaleone Doria, Signore di Castelgenovese e di Monteleone) perché facesse valere i suoi diritti sul Giudicato di Arborea, essendo lei figlia di Mariano IV e sorella di Ugone.

ELEONORA D'ARBOREA

statua di Eleonora d'Arborea

Leonora, accettò la proposta e, aggiungendo ai fuoriusciti arborensi le poche milizie del marito, scese trionfante nel Giudicato di Arborea e ristabilì l'antico regime” (Zurita).
Effettivamente, allo sbarco in Sardegna, Leonora fu ricevuta con grande entusiasmo dalle popolazioni; lungo il percorso fino a Oristano, i castelli le aprirono le porte e i castellani passarono dalla sua parte, assieme alle guarnigioni.
Quasi tutta la Sardegna si schierò dalla parte di Eleonora, creando serio pericolo al regno di Sardegna, aggregato al regno d’Aragona.
Quando ella sbarcò in Sardegna, suo marito Brancaleone Doria, “si trovava in Catalogna a commerciare in grano e a ricevere dal Re Pietro il Cerimonioso il titolo onorifico di conte di Monteleone e barone della Marmilla”. 
Alla notizia dei fatti della Sardegna, gli spagnoli arrestarono Brancaleone e, “inviato al castel di Cagliari con l’incarico di convincere la moglie ed i sardi giudicali a restituire alla Corona d’Aragona le terre regnicole occupate e a consegnare come ostaggio” il figlio Federico. Eleonora rifiutò la proposta e Brancaleone rimase prigioniero per molto tempo ancora”.


Eleonora sposa Brancaleone Doria

Ella, in questo periodo, affrontò molte difficoltà e pericoli; “terribile fu il tradimento del suo maggiordomo Francesco Squinto”.
A seguito di lunghe trattative per risolvere il problema sardo, nel 1388 fu firmata la pace tra gli spagnoli e suoi alleati da una parte (per la parte del Re, Perez de Arenos, Governatore generale) e gli arborensi e i suoi sudditi all’altra (per la parte di Eleonora, Leonardo il vescovo di Santa Giusta).
La pace venne firmata a Cagliari e gli spagnoli pretesero che la firmassero anche i rappresentanti di tutte le città e ville di Arborea e dei suoi sostenitori (su una delle undici pergamene, che si trovano ancora presso l’Archivio comunale di Cagliari, c’è anche la firma del rappresentante della villa di ARRIORA).
Furono restituiti alla Corona d’Aragona “le città, le ville e tutti i luoghi regi occupati dai precedenti giudici d’Arborea… Restavano all’Arborea il territorio storico e tutte le antiche terre ultragiudicali del Logudoro. "Vennero restituiti a Brancaleone i suoi possedimenti di Castelgenovese, Casteldoria e Monteleone, ma nonostante tanti sacrifici, egli fu liberato solo due anni dopo, nel 1390.
Nel 1391 gli Arborea ricusarono, giustamente, la pace, perché “estorta malvagiamente e con grande tradimento e violenza”. 
Riprese le ostilità, gli Arborensi in poco meno di sei mesi riconquistarono tutti i territori precedenti il 1388. Seguì un periodo di pace, ma dovuta forse a una nuova “ondata di peste nera che passava e ripassava sull’Europa atterrita”. L’anziana regina fu una sua illustre vittima, morì nel 1403. 
“Eleonora, al termine della sua reggenza, forse il 14 aprile del 1392, giorno di Pasqua, rieditò con alcune modifiche la CARTA de LOGU di Arborea”, una riforma della raccolta di leggi; raccolta in gran parte iniziata dal padre.

Carta de Logu - traduz. cap. III

Leonora o Eleonora “non fu una regina–regnante ma una semplice regina-reggente”, prima del figlio minorenne Federico Doria e, dopo la sua morte (aveva appena dieci anni), del figlio più piccolo Mariano.
Ella è passata alla Storia come Giudicessa di Arborea e “resta l’unico personaggio del nostro passato che ha superato i confini dell’isola ed è assurto a simbolo di libertà e di indipendenza, emblema di un popolo che cerca nel mito eroico la propria indipendenza. Però è un mito sorto nell’Ottocento dalle false Carte d’Arborea”, che hanno fatto di Eleonora una seconda Giovanna d’Arco, sempre in prima fila contro i nemici.
“Eleonora d’Arborea è un personaggio del tutto comune, sia dal punto di vista politico che diplomatico. Non partecipò ad azioni belliche, “così come fanno credere le false Carte di Arborea apparse nel 1859.”.

busto di Eleonora d'Arborea - Chiesa di S. Gavino Martire (Phanteon) 

Oggi, l’effige di Eleonora la si può vedere nella chiesa di San Gavino Martire a San Gavino Monreale; chiesa che il prof. F.C. Casula chiama “Pantheon”.


Testo a cura di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati.

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