mercoledì 10 agosto 2011

Ricordi di guerra: “IL CAPORAL MAGGIORE SOLINAS” di Giuseppe Mocci

Alla fine del 1942, a Riola, furono costruite opere di difesa militare: due fortini in cemento armato e una piazzuola per un cannone contro-carro a Nord-Ovest del paese, di fronte al ponte e in sua difesa.
Venne anche distaccato un plotone di fanti, accasermati nei locali del piano terra del vecchio Municipio, col compito di presidiare le predette opere.
Li comandava un Sergente, proveniente da un paese vicino, coadiuvato da un caposquadra anziano, il Caporal Maggiore Solinas, originario del Sassarese. La truppa era tutta sarda, composta anch'essa da elementi non più giovani.
Questo plotone faceva parte della Compagnia comandata dal Capitano Rag. Paolo Mannu, riolese, di stanza a Oristano. La Compagnia, a sua volta, era inquadrata nel Battaglione Territoriale (di stanza ugualmente ad Oristano) e doveva sorvegliare la costa, da Arborea a Is Arenas.

Il Rag. Paolo Mannu - capitano dell'esercito durante la 2a guerra mondiale 

Il plotone di Riola fu accolto dalla popolazione con amicizia; spesso qualcuno di loro veniva anche invitato a pranzo. La sera i militari, liberi dai servizi, erano sempre ospiti di qualcuno, in cantina a bere la Vernaccia.
Il Sergente, invece, partiva tutte le sere a casa sua, un paese distante da Riola una decina di chilometri, mentre era sempre presente il Caporal Maggiore Solinas, che in poco tempo s’integrò amabilmente con i riolesi.
Famose le sue sbronze ed i suoi farneticanti discorsi. Egli soleva dire, tra le altre cose insensate:
Ynnoghe sos americanos no ana a passare, poite su Caporale Mazore Solinas los ada a frimare cun su canone sou" (qui gli americani non passeranno, perché il Caporal Maggiore Solinas li fermerà col suo cannone). Dopo, naturalmente, crollava a terra e qualche buon amico lo doveva accompagnare in Caserma.
Il nostro eroe era anche riconoscente e disponibile; durante la vendemmia aiutò generosamente un suo amico (allora la manodopera era inesistente, essendo la maggior parte della forza lavoro richiamata alle armi).
Il Capitano Mannu passava a Riola con un’autovettura diretto nelle campagne del Sinis, dove ispezionava gli altri suoi reparti.
Il plotone di Riola lo ispezionava al rientro, per cui il Sergente e il Caporal Maggiore Solinas, a conoscenza del transito del loro Capitano, si facevano trovare sempre in ordine in caserma.
Queste ispezioni, tuttavia,  erano molto rare per la nota mancanza di carburante.

Riola - Vecchio Municipio 

Oltre alla mancanza di carburante, il nostro Esercito mancava anche di automezzi; infatti, quando scoppiò la guerra furono requisite tutte le motociclette, gli autocarri e le gomme delle autovetture.
Ricordo, al riguardo, che a mio padre furono requisite le gomme dell’autovettura e la motocicletta. A me era dispiaciuta la mancanza della moto, perché mi mancava uno strumento dei miei giuochi; ma dopo il sequestro delle gomme mi divertivo con l’autovettura, che era stata sistemata sopra dei cavalletti di legno. Io e l’amico Salvatore eravamo diventati "piloti" di macchine da corsa.
Il nostro Caporale Maggiore, una volta, si distinse con onore nell’esercizio dei suoi doveri. Fu quando il 25 Luglio del 1943, nel mezzo della notte scoppiò un fragoroso e lungo temporale, che tutti, ricordo, scambiarono per l’inizio dello sbarco anglo-americano nelle spiagge del Sinis, da dove sembrava provenissero le presunte cannonate.
Il Capo squadra Solinas, anch’egli convinto dello sbarco in atto, andò di corsa, in bicicletta, a chiamare il Sergente. Questi, assunto il comando, dispose subito gli uomini nei vari fortini, ma appena indossati gli elmetti cessò il temporale. Com’era naturale, seguì una sonora e beffarda risata da parte di tutti.
Mentre non fece onore ai nostri fanti il comportamento tenuto il giorno dopo l’Armistizio, il nove settembre.
Era successo che il giorno prima tutti, indistintamente, avevano festeggiato l’Armistizio, cosa questa che voleva significare la fine della guerra e di tante privazioni e sofferenze. I soldati, in parte ubriachi nelle cantine, altri rientrati nelle rispettive case, abbandonarono i fortini e il cannone.

 Riola  - piazzuola dov'era posizionato il cannone contro-carro 
Riola - fortino in cemento armato della seconda guerra mondiale

Di pomeriggio transitarono, pacificamente, i tedeschi, che dovevano imbarcarsi a Porto Torres per il Continente. La retroguardia della colonna, una decina di soldati, oltrepassato il ponte, si fermò davanti al cannone della nostra postazione; poi andarono a controllare i fortini e, vedendo che i nostri soldati erano spariti tutti, s’impadronirono del cannone e lo resero inservibile.
Gli stessi soldati, tornati sul ponte, lo fecero saltare in aria con una carica di dinamite. Vedo ancora gli enormi blocchi di pietra volare e ricadere lungo il fiume e sulla strada.
La stessa operazione, i tedeschi in ritirata da Cagliari, la tentarono nel ponte sul Tirso a Oristano (Ponti Mannu); ma non riuscì, perché i fanti del Capitano Mannu, che presidiavano il ponte, si opposero con determinazione. Ci fu anche una piccola schermaglia, prima a voce e poi anche con le armi; prevalsero comunque i nostri.
I soldati di Riola sparirono, come tanti in tutta l’Italia, perché dopo l’Armistizio il Re "Sciaboletta" (incapace e ritenuto traditore dall’alleato tedesco) pensò solo a scappare al Sud, occupato dagli anglo-americani, per salvare la sua pelle, lasciando le  forze armate italiane allo sbando.

Testo di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati.

editing G.Linzas - revisioni dialetto B. Sulas

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