mercoledì 11 luglio 2012

Antichi mestieri: "SU MAISTU E SU SSIENTI" di Giuseppe Mocci

Fino agli anni ‘50 del secolo scorso, a Riola, si praticavano i seguenti mestieri o professioni artigianali: "Maist'e muru"; "Maist'e pànnusu"; "Maist'e ferru"; "Maist'e linna"; "Maist'e crapìtasa"; "Lattarranneri".
Ogni “Maistu” era coadiuvato da uno o più “ssienti”, ossia gli apprendisti.
"Su Maist'e muru” o “muradori” e "su Maist'e linna” erano gli artigiani più numerosi, perché molti erano anche i clienti. Infatti, oltre ai giovani futuri sposi, che dovevano costruire casa, c’erano tutti gli altri che avevano bisogno di riparazioni alle case e ai mobili.
In quel periodo, fra i “Maìstusu de muru”, era famoso per bravura professionale un certo Zuanni Codra. I suoi ssièntisierano i figli.
"Su ssienti", generalmente, rimaneva col suo “Maistu” molti anni e, spesso, continuava la sua professione in società col medesimo artigiano.
Al riguardo, ricordo di un certo “ssienti” che, rimasto appena un anno con un “Maistu”, si mise subito in proprio. Si rivelò, com’era naturale, un incapace.
Del suo lavoro è rimasto famoso un aneddoto che riguarda la costruzione di un muro di cinta a un terreno. Il muro era stato elevato visibilmente inclinato e il padrone, che gli aveva commissionato l’opera, vedendola realizzata, gli disse:
Itta tiau asi fattu! 
No ddu bisi ca su muru no esti a prummu? 
Cussu, oi o crasi, 'nd’arrùidi!
L’improvvisato e inesperto muratore, sentendosi toccato nell’orgoglio, gli rispose:
E inchi tiau ti dd'adi naũ? 
Su muru, tiau, esti a prummu! 
Àntzisi, esti a prummu e pru' de prummu!
Praticamente, con questa risposta egli confessò la sua ignoranza.
Fra i Maìstusu de linna, era famoso un certo Zuseppi Motzi, che insegnò il mestiere a tre “ssièntisi”, i quali rimasero nella sua bottega diversi anni e divennero bravi e ricercatissimi.
C’era anche un altro “Maist'e linna", famoso per la sua incapacità e presunzione, dovute anche al fatto che rimase in bottega meno di un anno.
Anche questo “ssienti”, come il muratore di cui sopra, si mise subito in proprio, ma con risultati pessimi. Lavorava poco e le commissioni di lavoro erano, generalmente, modeste: piccole riparazioni, costruzione di sportelli di legno di poco valore per porcilaie, cancelletti d’ingresso a terreni o a ovili sempre in legno di poco valore.
Questo incapace “Maist'e linna” non disponeva nemmeno di una bottega, lavorava quasi sempre fuori casa, raramente nel corridoio della sua abitazione d’inverno, mentre d’estate eseguiva i pochi lavori in cortile; egli, poi, non ha avuto mai uno “ssienti”.
Tra i Maìstusu de ferru, Zuanni Bellu era il più famoso per capacità professionale.
Nella sua bottega c’erano sempre due o tre “ssièntisi”, compreso il figlio Salvatore. Questi “ssièntisi” divennero bravi, quasi quanto il loro “Maistu”.
Tutti i “Maìstusu” sopra citati erano riolesi, mentre su Maist'e pànnusu, capace professionalmente, era di Zeddiani: Tommaso Murru. Anche nella sua bottega c’era uno “ssienti”.
Altro artigiano, non riolese, era su Lattarranneri, unico e capace. Egli proveniva forse da Oristano, ma non ne ricordo il nome.
Questi costruiva recipienti in latta, di forma cilindrica, per la conservazione dell’olio; recipienti leggeri che sostituirono izìrusu di terra cotta, pesanti e ingombranti. Egli costruiva anche brocche, imbuti e recipienti vari. Anche nella sua bottega c’era uno “ssienti”, il figlio, divenuto anche lui un bravo “Lattarranneri”.

immagine tratta dal sito www. lavorazioneincuoio.it

Su Maist'e crapìttasa”, anch’egli non riolese, proveniva da Narbolia e si chiamava Tziu Bacchìsiu Marongiu, un bravissimo calzolaio. Nella sua bottega lavoravano tre “ssièntisi”, i suoi tre figli, tutti bravissimi e grandi lavoratori.
La bottega di Tziu Bacchìsiu era l’unica a Riola, anche perché le scarpe, allora, erano usate da poche persone e solo d’inverno. L’uso quotidiano delle scarpe, in tutte le stagioni, ebbe inizio subito dopo la seconda guerra mondiale e fece la fortuna dei Marongiu.

Note:
L'ultimo "Lattarranneri" a Riola è stato "Arramundu Maõi" (Raimondo Meloni), la cui bottega era in via Roma.

Testo di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati.

Editing G.Linzas 
Revisione dialetto riolese B.Sulas

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