sabato 24 dicembre 2011

Ricordi d'infanzia: “GLI ZAMPOGNARI” di Giuseppe Mocci

La zampogna è uno strumento a fiato di origine pastorale, costituita da un otre di pelle di capra, riempito d’aria che funge da serbatoio d’aria e che consente al suonatore di prendere fiato senza interrompere il suono. Sono connesse all’otre quattro canne, due a note fisse e due che modulano il suono; il suonatore gonfia l’otre tramite un cannello di insufflazione.
Quando, negli anni trenta del secolo scorso, gli zampognari arrivavano a Riola o in qualsiasi altro paese o città, invadevano piacevolmente del loro suono le strade e le case.
“Il suono, dolce e malinconico, che annunciava la novena dell’Immacolata ed invitava all’attesa del Santo Natale”.
Ricordo che questi antichi suonatori – definiti dal poeta Giocchino Bellii bardi girovaghi” - a Riola facevano la prima tappa nel piazzale delle Scuole elementari, dove, all’uscita degli scolari, iniziava la tradizionale suonata che si concludeva in piazza di chiesa; rito questo che voleva significare un invito “Eccoci, siamo arrivati. Ci rivediamo presto!”.
Gli scolari, tutti, riferivano in casa dell’arrivo dei suonatori con grande piacere, chiedendo ai genitori di poterli rivedere per sentire la canzone di Natale e acquistare la “fortunella”.
Il suonatore infatti era sempre accompagnato da un’altra persona (spesso la stessa moglie) che portava appesa al collo una gabbietta con dentro un piccolo pappagallo il quale, col becco, offriva la “fortunella” al costo di tres’arriàisi.
Al riguardo, secondo un amico più giovane di me, il costo sarebbe stato di “ũ soddu”, del valore di dieci centesimi di lira.
 La “fortunella” era un foglietto di carta, di diverso colore, finissimo, che riportava sempre parole di speranza, auguri di ogni bene, promesse varie: dalla vincita al lotto, al prossimo fidanzamento e nozze.
A proposito di questa “fortunella” scriveva il poeta Gianni Rodari: “Se comandasse lo zampognaro che scende per il viale, sai cosa direbbe il giorno di Natale? Voglio che in ogni casa spunti dal pavimento un albero fiorito di stelle d’oro e d’argento.
Compravano la “fortunella” i ragazzini, le ragazzine, i giovanotti e le giovincelle, tutti ansiosi di conoscere il loro destino. Ma, da casa, tutti gioivano sentendo il bellissimo ed indimenticabile Canto di Natale; la zampogna suonava per tutti, perché i suonatori percorrevano tutte le vie del paese, intonando: “Tu scendi dalle stelle, o re del cielo…”.

Testo di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati.

Editing G.Linzas


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