Nella storia della Sardegna i nomi della città di Cornus e dei personaggi Amsicora e Iosto richiamano alla memoria le gesta eroiche della rivolta delle antiche città costiere della Sardegna contro i romani: il famoso "Bellum Sardum".
La prima battaglia tra sardo-punici guidati da Hostus (Iosto) e l'esercito romano comandato da Tito Manlio Torquato, nota come "la battaglia di Cornus" (1), si svolse nel 215 a.C. nella regione (la regio) di Cornus.
La localizzazione del campo della battaglia è un argomento trattato da diversi storici e studiosi; un argomento che - alla luce dei dati di cui oggi si dispone - da lo spunto per alcune riflessioni e interpretazioni molto interessanti.
La narrazione di Tito Livio, principale fonte storico-letteraria della battaglia, offre diversi elementi utili a una sua definizione geografica (2), ma sono soprattutto i dati archeologici rinvenuti nella seconda metà del secolo scorso in territorio di Riola e di San Vero Milis, nonché un recente studio sulla toponomastica, a suffragare l’ipotesi che lo scontro si sia svolto nella località di Perdunghesti (località pianeggiante situata pochi chilometri a nord di Riola, sulla sinistra della statale 292, in direzione Torre del Pozzo).
La narrazione di Tito Livio, principale fonte storico-letteraria della battaglia, offre diversi elementi utili a una sua definizione geografica (2), ma sono soprattutto i dati archeologici rinvenuti nella seconda metà del secolo scorso in territorio di Riola e di San Vero Milis, nonché un recente studio sulla toponomastica, a suffragare l’ipotesi che lo scontro si sia svolto nella località di Perdunghesti (località pianeggiante situata pochi chilometri a nord di Riola, sulla sinistra della statale 292, in direzione Torre del Pozzo).
E' il Prof. Raimondo Zucca, archeologo e docente dell’Università di Sassari, ad affrontare l’argomento della topografia della battaglia di Cornus nel libro “Navibus longis ad Carales subductis - 2009” partendo dai dati archeologici sopra citati (dati diretti finora trascurati da cui non si può prescindere).
Le scoperte archeologiche riguardano un sepolcreto romano di incinerati attribuibile all’ultimo terzo del III sec. a.C. in agro di Riola ed i frammenti di un elmo di bronzo rinvenuto nel territorio tra Riola e San Vero Milis, attribuibile anch’esso al periodo della seconda guerra punica.
In particolare, secondo le testimonianze di alcuni agricoltori riolesi, in località Perdunghesti “venne in luce una serie di urne cinerarie fittili, biansate e monoansate, caratterizzate ciascuna da un’iscrizione latina graffita sul corpo del vaso. Insieme alle urne furono individuate anche armi non meglio specificate”.
Una di queste urne fa parte di una raccolta privata di Oristano. “Si tratta di una brocca monoansata in argilla giallastra a corpo ovoidale che ripete un modello punico del IV-III sec. a.C. …”.
Alla base del collo è riportata l’iscrizione PV-CAIOS, ossia l’abbreviazione di Publios Caios, “un gentilizio la cui presenza è documentata in fase repubblicana nel Latium adiectum e in Campania”, che fa propendere per un’origine latina del personaggio.
Disegno dell’urna cineraria rinvenuta a Perdunghesti
“L’utilizzo di urne locali per la deposizione di defunti di origine extrainsulare depone a favore di un avvenimento straordinario che rese necessaria la sepoltura in Sardegna”. “Non è escluso, pertanto, che il sepolcreto scoperto possa appartenere a socii latini dell’esercito di Tito Manlio Torquato caduti nella battaglia di Cornus”.
“E’ noto peraltro che alla battaglia seguisse sempre la sepoltura dei caduti di entrambe le parti nello stesso sito dello scontro, e questo per motivi sia religiosi sia igienici”.
“E’ noto peraltro che alla battaglia seguisse sempre la sepoltura dei caduti di entrambe le parti nello stesso sito dello scontro, e questo per motivi sia religiosi sia igienici”.
L’altro reperto, individuato dal Prof. Zucca tra i materiali della collezione Felice Cherchi Paba (donata nel 1970 al Comune di Oristano, oggi presso l’Antiquarium Arborense), è costituito dai frammenti che ricompongono un elmo di bronzo pertinente alla serie etrusco-italica, del tipo Montefortino.
Elmo Montefortino collezione Felice Cherchi Paba - Antiquarium Arborense (foto Giovanni Romano)
Questo è costituito da una calotta fusa e rifinita a battitura, di forma allungata tale da assumere uno sviluppo conico, con alla sommità un bottone troncoconico decorato da fregi; la calotta è dotata di un corto paranuca e di una sola paragnatide (parte dell’elmo che proteggeva ciascuna delle guance fino alla mandibola) fusa in un'unica piastra di bronzo.
L’elmo è dato proveniente dalla regione tra San Vero Milis e Riola, non distante da Perdunghesti. La sua datazione si pone in corrispondenza della seconda guerra punica, nell’ultimo quarto del III secolo a.C.
Oltre ai dati archeologici sopra descritti, un altro aspetto significativo ai fini della ricostruzione del profilo storico-archeologico di Perdunghesti, è l’analisi dell’origine del toponimo, frutto di un recente studio di Benedetto Sulas già pubblicato in questo blog.
Sintetizzando, secondo quanto riportato dallo studio citato, Perdun dal latino Praedium, in italiano significa terreno; Ghesti dal latino Gestum, significa impresa militare. Quindi, PERDUNGHESTI significa “il terreno o il campo dell’impresa militare”: un evidente riferimento alla battaglia che ha lasciato le sue tracce anche nella toponomastica.
In conclusione, sia i dati archeologici sia lo studio del toponimo confermano la validità dell’interpretazione topografica della Battaglia di Cornus qui proposta.
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L'Associazione culturale Sardinia Romana da diversi anni si occupa, con passione, della ricostruzione e rievocazione storica del Bellum Sardum.
Qui sotto proponiamo alcune fotografie con la ricostruzione dell'abbigliamento e dell'armamento di cui erano equipaggiati i soldati romani nel III sec. a.C., la riproduzione dell'urna cineraria di Perdunghesti e dell'elmo Montefortino (foto di Giovanni Romano).
Qui sotto proponiamo alcune fotografie con la ricostruzione dell'abbigliamento e dell'armamento di cui erano equipaggiati i soldati romani nel III sec. a.C., la riproduzione dell'urna cineraria di Perdunghesti e dell'elmo Montefortino (foto di Giovanni Romano).
Per notizie sulle attività e le iniziative dell'associazione si consiglia di visitare il sito Sardinia Romana (clicca)
(foto 1) legionario Romano
(foto 2 e 3) riproduzioni dell'urna cineraria di Perdunghesti e dell'elmo Montefortino
NOTE:
1) La battaglia di Cornus si inserisce nel più ampio scenario della seconda guerra punica che vedeva impegnati gli eserciti romani contro quelli cartaginesi per la conquista del Mediterraneo;
2) Dalla narrazione di Livio si desume che la battaglia avvenne nella regio di Cornus, in un ager tenuto dai nemici di Roma dove si contrapposero i castra dei Romani e dei Sardi, a mezzogiorno di Cornus se la città fu raggiunta dai resti dell’esercito sardo-punico sconfitto dopo una fuga condotta per agros silvasque. L’unico autore che abbia proposto un’interpretazione dei dati topografici è stato Antonio Taramelli nelle sue “Ricerche ed esplorazioni nell’antica Cornus” del 1918. Egli riteneva che le forze dei sardo-punici attendessero T. Manlio presso il Tirso, al confine tra il territorio di Cornus e quello di Othoca e di Tharros, e lì avvenisse la battaglia, nella regione di Cornus, ma ad una distanza di almeno 10 o 12 miglia dalla città, tanto da lasciarsi comprendere sia il vagare dei fuggiaschi, sia l’incertezza del rifugio del duce.
È’ evidente nella ricostruzione del Taramelli l’identificazione della «regione di Cornus» con il vasto territorio a sud di Cornus, corrispondente al settore orientale delle curatorie medievali del Campidano di Milis e del Campidano Maggiore.
Rimane tuttavia il problema della definizione della regio di Cornus, reso arduo dall’assenza di termini che consentano di fissare con certezza i fines (i confini) di Tharros e Cornus . In tale situazione abbiamo a disposizione il confine diocesano delle diocesi medievali di Oristano e di Bosa, rispettivamente eredi, in questo settore, delle diocesi paleocristiane di Tharros (Sinis) e di Cornus (Senafer). Il confine è posto lungo il corso del Rio Pischinappiu, dalla foce nell’insenatura di Is Arenas sino alle sorgenti sul versante sudoccidentale del Monti Ferru e dalle sorgenti lungo il displuvio meridionale del Monte.
2) Dalla narrazione di Livio si desume che la battaglia avvenne nella regio di Cornus, in un ager tenuto dai nemici di Roma dove si contrapposero i castra dei Romani e dei Sardi, a mezzogiorno di Cornus se la città fu raggiunta dai resti dell’esercito sardo-punico sconfitto dopo una fuga condotta per agros silvasque. L’unico autore che abbia proposto un’interpretazione dei dati topografici è stato Antonio Taramelli nelle sue “Ricerche ed esplorazioni nell’antica Cornus” del 1918. Egli riteneva che le forze dei sardo-punici attendessero T. Manlio presso il Tirso, al confine tra il territorio di Cornus e quello di Othoca e di Tharros, e lì avvenisse la battaglia, nella regione di Cornus, ma ad una distanza di almeno 10 o 12 miglia dalla città, tanto da lasciarsi comprendere sia il vagare dei fuggiaschi, sia l’incertezza del rifugio del duce.
È’ evidente nella ricostruzione del Taramelli l’identificazione della «regione di Cornus» con il vasto territorio a sud di Cornus, corrispondente al settore orientale delle curatorie medievali del Campidano di Milis e del Campidano Maggiore.
Rimane tuttavia il problema della definizione della regio di Cornus, reso arduo dall’assenza di termini che consentano di fissare con certezza i fines (i confini) di Tharros e Cornus . In tale situazione abbiamo a disposizione il confine diocesano delle diocesi medievali di Oristano e di Bosa, rispettivamente eredi, in questo settore, delle diocesi paleocristiane di Tharros (Sinis) e di Cornus (Senafer). Il confine è posto lungo il corso del Rio Pischinappiu, dalla foce nell’insenatura di Is Arenas sino alle sorgenti sul versante sudoccidentale del Monti Ferru e dalle sorgenti lungo il displuvio meridionale del Monte.
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Lo scontro, tuttavia, non può essersi svolto nelle vicinanze di Cornus in un territorio selvoso e assolutamente inadatto allo svolgimento di una battaglia secondo le regole dell’arte militare.
L’ager in cui avvenne la battaglia, d’altro canto, non sembrerebbe neppure localizzabile, come voleva il Taramelli, a 10-12 miglia a sud di Cornus, poiché una lettura della cartografia precedente il riordino idraulico del territorio, effettuato tra le due guerre mondiali del secolo XX, ci mostra in quest’area pertinente ai comuni attuali di Nurachi e di Riola una serie ininterrotta di paludi ( Pauli Nurachi, Pauli Canna, Pauli Managus, Pauli Lorissa, Pauli Palabidda, Pauli sa Mestia, Pauli sa Canoga, Pauli Fenu, Pauli mari’e Pauli) che non avrebbero consentito una battaglia campale delle proporzioni descritte da Livio.
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Nella pianura a nord di Mare ‘e Foghe, un ager di alta fertilità per le alluvioni dei corsi d’acqua che discendono dal Monti Ferru, a circa 6 km in linea d’aria da Cornus, si potrebbe essere svolta la prima battaglia del 215 a.C.. A raccomandare questa ipotetica localizzazione dello scontro sta l’esistenza di agri espansi verso nord est, sino alla sinuosa terrazza di lave basaltiche del Monti Ferru, che segna il limite colturale tra i campi e i pascoli cespugliati e poi selvosi del Monte di Cornus, rispondendo assai bene al breve inciso liviano di una fuga dei resti dell’esercito consumatasi per agros silvasque.
FONTI UTILIZZATE:
- “NAVIBUS LONGIS AD CARALES SUBDUCTIS” Raimondo Zucca – 1a edizione - 2009
- NARBOLIA – UNA VILLA DI FRONTIERA DEL GIUDICATO DI ARBOREA – capitolo “Narbolia e il suo territorio nel periodo romano” di Raimondo Zucca” – 2005
- “NAVIBUS LONGIS AD CARALES SUBDUCTIS” Raimondo Zucca – 1a edizione - 2009
- NARBOLIA – UNA VILLA DI FRONTIERA DEL GIUDICATO DI ARBOREA – capitolo “Narbolia e il suo territorio nel periodo romano” di Raimondo Zucca” – 2005
Altri post del blog dedicati a Perdunghesti (clicca sui links):
Post a cura di Gilberto Linzas
Si ringrazia Giovanni Romano (Presidente dell’Associazione Culturale “Sardinia Romana) per la preziosa collaborazione.
ottime riproduzioni. e ben descritto
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