Londra Tower Bridge
Nel 1969, dopo il viaggio in Spagna, venni delegato dal Presidente dell’ESIT per partecipare a un altro convegno internazionale sulla promozione turistica, che si teneva in Inghilterra, a Londra. Dopo gli opportuni e doverosi accordi con l’Assessorato Regionale al Turismo, l’Esit preparò il programma e incaricò il direttore generale, dott. Giuseppe Loy Puddu, di accompagnare il consigliere delegato.
Io, allora, conoscevo benino
l’inglese, per averlo studiato nove anni, tra Scuola Media, Ginnasio e Università,
ma non ero mai stato in Inghilterra. Quindi, in quell’occasione, ripresi i
libri in mano per un ripasso e usai un registratore per esercitarmi a parlare l’inglese.
Partimmo in aereo (volo
Cagliari-Roma-Londra), io e il direttore Loy, ormai diventato mio grande amico
(*). A Roma (dove ci imbarcammo per
Londra), l’amico mi diede alcune raccomandazioni riguardanti le modalità da
seguire alla Dogana inglese. Una, in modo particolare, la ricordo ancora e mi
fa sempre sorridere. “Guarda che - disse Loy - l’agente della Dogana
ti domanderà, primo: "Per quale motivo Lei viene in Inghilterra?" Poi, il
medesimo agente ti chiederà: "Quanto tempo lei desidera rimanere in
Inghilterra?"”.
Arrivati all’aeroporto di
Heathrow-Londra (la città dispone di otto aeroporti), all’ufficio della Dogana,
l’agente, dopo aver guardato il mio passaporto, gentilmente mi chiese: “Quanto
tempo lei desidera rimanere in Inghilterra?” Io, precipitosamente, risposi:
“Per turismo!”, secondo la raccomandazione dell’amico Loy. Seguì una sonora
risata da parte di entrambi per la mia risposta errata; l’agente, sempre molto
cortese, mi augurò le migliori vacanze.
Poiché i lavori del convegno si
tenevano sempre di mattina, nel pomeriggio si andava in giro per la città, per
vedere le meraviglie di questa grande metropoli (oltre otto milioni di
abitanti).
Un pomeriggio, di venerdì, mi
avventurai da solo per andare a vedere il quartiere dove c’era il nostro Hotel:
Regent Street.
Armato di carta topografica della città e fatto tesoro dei suggerimenti dell’amico Loy (che mi disse anche: “Giuseppe sta attento, Londra non è Oristano!"), mi avviai per Piccadilly Circus, vicinissima all’Hotel. Da questa grande piazza, nel centro di Londra, bella e interessante per tutto quello che la circonda, m’inoltrai nel vicino quartiere di Soho, dove vidi tanti Pub, Bar e trattorie (molte gestite da italiani).
Piccadilly Circus
Armato di carta topografica della città e fatto tesoro dei suggerimenti dell’amico Loy (che mi disse anche: “Giuseppe sta attento, Londra non è Oristano!"), mi avviai per Piccadilly Circus, vicinissima all’Hotel. Da questa grande piazza, nel centro di Londra, bella e interessante per tutto quello che la circonda, m’inoltrai nel vicino quartiere di Soho, dove vidi tanti Pub, Bar e trattorie (molte gestite da italiani).
Prima del tramonto,
individuato sulla carta il punto in cui mi trovavo, decisi di rientrare in
Hotel. Non mi ero accorto, però, di essermi allontanato parecchio, perché non
arrivavo mai a Piccadilly Circus. Inoltre la mia curiosità era catturata da tutto
quello che avveniva lungo la strada. Una cosa che m’impressionò non poco fu la
puzza di alcool davanti ai Pub e ai Bar; spesso il marciapiede era ostruito da persone
ubriache. Assistetti anche all’intervento dei vigili urbani per portare via un ubriaco;
questi fu sollevato dal marciapiede e caricato, come un sacco di patate, nel
furgone dei vigili. In quel momento mi ricordai del mio professore d’inglese al
Ginnasio, il quale aveva raccontato che gli operai inglesi, il venerdì sera ritirano la retribuzione e, subito dopo, si recano nel più vicino Bar o Pub e si ubriacano.
La mia curiosità, quindi, mi
causò un forte ritardo; allora cercai di fermare un tassì, ma inutilmente; ne
passarono tanti. Nessuno si fermò alla mia richiesta, con la mano alzata. Seppi poi che i tassisti non si fermano
mai per prendere clienti uomini il venerdì sera, per paura di avere a che fare
con ubriachi.
Intorno alle ore ventitré,
finalmente, riuscii a rientrare in Hotel.
Il convegno durò tre giorni ed io
ebbi la possibilità di visitare, tra l’altro, il British Museum, Buckingham
Palace (residenza ufficiale della Regina) e la Torre di Londra (fortezza, abitazione, prigione
medioevale).
Curiosità: oggi in un locale della Torre sono custoditi i gioielli della Corona; nel 1587 vi fu imprigionata e giustiziata Maria Stuarda; sulla Torre vivono da sempre molti corvi (durante l’ultima guerra questi uccelli furono uccisi dallo shock subito durante i bombardamenti). Anche per i corvi della Torre una credenza popolare vuole che questi uccelli siano sempre presenti, pena la fine di Londra; per questa popolare credenza l’amministrazione della Torre provvede per la loro vita e per il ripopolamento.
Foto: momento del Convegno Internazionale sul Turismo di Londra
Torre di Londra
Curiosità: oggi in un locale della Torre sono custoditi i gioielli della Corona; nel 1587 vi fu imprigionata e giustiziata Maria Stuarda; sulla Torre vivono da sempre molti corvi (durante l’ultima guerra questi uccelli furono uccisi dallo shock subito durante i bombardamenti). Anche per i corvi della Torre una credenza popolare vuole che questi uccelli siano sempre presenti, pena la fine di Londra; per questa popolare credenza l’amministrazione della Torre provvede per la loro vita e per il ripopolamento.
Altra curiosità strana e, penso, unica al
mondo: nelle tradizionali trattorie popolari inglesi si paga il conto prima di mangiare; quando il cameriere arriva con le portate non le posa sul tavolo finché non si paga il conto.
In quei pochi giorni di soggiorno
londinese potei visitare anche i vari e vasti giardini cittadini: Hyde Park, Kensingthon
Gardens, confinante col primo; Green Park, vicino al Palazzo reale.
Dopo questo viaggio, sono tornato
a Londra altre volte, per gli stessi motivi o in villeggiatura con mia
moglie e amici. Sono stato anche in Scozia. Di questi viaggi racconterò,
prossimamente, di due episodi straordinari; uno capitato a Londra e l’altro in
Scozia.
Note:
(*) Il dott. Loy Puddu lascerà
poi l’ESIT per l’insegnamento universitario e come docente finì la sua brillante
carriera presso l’Università “La
Cattolica ” di Milano, dopo aver ricoperto cattedre in varie
città europee. Nel 2002, su mio invito, l’esimio prof. Loy venne a Oristano,
dove, presso l’Università della Terza Età, tenne un’interessante lezione sul
“Turismo in Sardegna”, molto apprezzata.
Testo di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati
Editing G.Linzas
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