Testo e foto tratti dal post facebook della Biblioteca Comunale di Riola Sardo del 08-05-2024, redatto a cura di Sara Angius (Responsabile del Servizio Biblioteca).
IS ARRIORESUS
Il primo blog dedicato a Riola (Arriora): storia, personaggi, avvenimenti e altro ancora...tra passato, presente e futuro.
“Dònnia 'idda est ũ teatru, ũ mundigheddu a patti chi assimbìllada a su mundu...Candu chistiònasa de sa ‘idda tua, sesi chistionendi de su mundu” trad. B.Sulas (Ogni paese è un palcoscenico, un microcosmo, una metafora del mondo…Racconta il tuo villaggio e racconterai il mondo.Tolstoj)

martedì 22 aprile 2025
Riola nell'opera "Itineraire del l'Ile de Sardaigne" di Alberto Ferrero Della Marmora
Testo e foto tratti dal post facebook della Biblioteca Comunale di Riola Sardo del 08-05-2024, redatto a cura di Sara Angius (Responsabile del Servizio Biblioteca).
giovedì 16 maggio 2024
Sacralità e tradizione a Riola: Riprendono vita i festeggiamenti in onore di Santa Corona
Sabato 18 maggio, per la prima
volta dopo lungo tempo, riprenderanno vita i festeggiamenti in onore di Santa Corona.
L’iniziativa è stata proposta dalla nuova Associazione Culturale
Sancta Corona de Rivora a seguito della “riscoperta” dell’antica statua della
Santa risalente al XVI°-XVII° secolo, della quale si era un po’ persa la
memoria.
L’Associazione, in particolare, nel
corso degli ultimi mesi, grazie anche alla collaborazione di Don Enrico
Perlato, ha svolto un lavoro di ricerca che
ha riguardato l’esame di vecchi documenti della chiesa e la raccolta di testimonianze dirette. Da tali ricerche è emerso che i festeggiamenti
in onore della Santa si sono svolti con regolarità almeno fino alla fine degli
anni ’30 del secolo scorso per poi decadere gradualmente nel corso degli anni ‘40.
Il culto di Santa Corona a Riola, unico in Sardegna, è peraltro attestato fin dal XII° secolo, quando fu edificata la Chiesa di Sancta Corona de Rivora che è stata al centro
della vita religiosa e civile della comunità riolese per lunghi secoli.
Il programma dei festeggiamenti, per questo primo anno, è limitato alle celebrazioni religiose, con processione e messa che si svolgerà nell’area di pertinenza dell’antica Chiesa di Santa Corona.
La processione partirà dalla Chiesa di San Martino alle ore
17.30 e sarà accompagnata dai canti sacri dedicati alla Santa (is còzusu). Al termine della messa seguirà un rinfresco pubblico nel salone parrocchiale.
L’Associazione auspica di poter
dare continuità ai festeggiamenti anche
nei prossimi anni, coinvolgendo tutta la comunità e ridando lustro ad una tradizione storica e religiosa senz'altro importante per il paese.
g.l.
martedì 9 maggio 2023
Riola: Cartografia dell’ ‘800 - i confini territoriali; le paludi (2ª parte)
Il territorio di Riola
Il territorio del comune di Riola è rappresentato nella sua totalità nel Foglio di Unione in scala 1:25.000; Foglio che unisce le frazioni identificate con le 24 lettere dell’alfabeto, dalla A alla Z, comprese K,X,Y (si veda la mappa n. 1). Tutte le mappe portano la firma del Geometra Antonio Costa, curatore ed estensore delle stesse.
Dalla veduta d’insieme, il territorio di Riola assume quasi la forma di una chiocciola con il collo
allungato in direzione ovest, verso Su Cuccuru Mannu, dove si affaccia per un breve tratto sul Mar di
Sardegna: da Punta S’Incodina a Roia Su Cantaru. All’interno dei confini Comunali è ricompresa anche
parte dello Stagno di Cabras.
I principali punti di riferimento per l’individuazione e la
rilevazione delle linee di confine sono costituiti da Nuraghi o altri
elementi (naturali e non) facilmente individuabili: strade, colline, terreni
privati o vigne, corsi d’acqua o paludi, ecc.
Nello specifico, i punti che fissano i confini amministrativi di Riola rilevati all'epoca, elencati in dettaglio, sono i seguenti:
- ad ovest, a delimitare il corridoio che si protende in direzione di Su Cuccuru Mannu: Nuraghe S’Imbuccada, Roccia Su Cantaru, Nuraghe Biancu, Narboni Licheri, Monte Su Spigacciu, Monte Palma, Nuraghe Benatzu Su Moru (o Nuraghe Conca Su Moru). All'interno di quest'area figurano le terre comunali, delimitate dai punti Sa Pauledda de Chiccu, Su Nuracheddu, Terreni Franco Daga e Palude Bidda Majori);
- a nord-ovest e a nord: Terra Giacinto Pinna, Nuraghe Matta Sterri, Pauli Segadroxias e Pauli Pearba, Cuccuru Bastonariu, Guardia Manna de Pischin’e Predi, Strada de Is Ariscas, S’ungroni de Predi Madau e Riu Zuaddias;
- a nord-est: Cuccuru Perda Niedda, Sa Mistra S'Onna (come riportato nella mappa; Mistra S'Ommu in riolese), Cojau, Fontana S. Leonardo, Rndo Lutzu Obinu;
- a est e a sud-est: Su Cannisoni, Gecca Luigi Sini, Ortalizie Rndo Santu, chiuso Salvatore Perra, Terre Fratelli Lucche, Gecca Giacinto Fanari, Vigna Sacerdote Orrù, Vigna Meloni, Terre Antonio Zoccheddu, Chiuso M. Podda, Gecca eredi Cadeddu, Vigna Salvatore Caria, Serra Pezza, Cuccuru Su Tuffu, Pauli Sa Spertura, Chiuso Rndo Orrù, Su Forti (gran masso in muratura), Pauli Lorissa, Angolo del chiuso di Giovanni Boi, Chiuso Giovanni Pili, Paul'e Idda;
- a sud: Chiuso Parrocchia di Nurachi (sulla strada Nurachi-Baratili), Vigna Marongiu, Vigna Giovanni Bellu, Vigna Michele Sias, Cammino Is Ollaius, Vigna Sebastiano Caria, Porta Trigu, Terreni Scolopi;
- a sud ovest (sul lato occidentale dello Stagno di Cabras) Perda Su Meriagu Mannu, Nuraghe Ziricottu, Monte Palmas.
Lungo le linee di confine sono inoltre riportati nella mappa numerosi triangolini rossi che presumibilmente indicano la presenza di massi o
di grandi pietre note come “pèdrasa de lacana” che all’epoca erano posizionate per marcare
con precisione i vari punti di confine.
Le paludi (1)
Una delle caratteristiche più evidenti del territorio
riolese è la presenza di numerose paludi
che ricoprivano non solo le aree prossime al fiume e allo Stagno di Cabras ma
anche vaste aree comunali distanti diversi chilometri dal paese, quasi tutte classificate, allora, come “demaniali”. Paludi che storicamente hanno costituito una protezione naturale contro le incursioni dei pirati barbareschi che infestarono il Mediterraneo dal XVI° secolo fino all'inizio del XIX° (le invasioni degli arabi in Sardegna, come in tutto il Mediterraneo, si ebbero anche alla fine del primo millennio), ma anche un grave problema sanitario legato alla malaria.
Molte di queste paludi sono tuttora presenti, altre sono
state bonificate a partire dalla metà del secolo scorso e trasformate in terreni coltivabili.
Paludi di maggiori
dimensioni:
Sa Pauli Manna: situata in prossimità del paese, sulla sponda destra del fiume, si estendeva dal ponte in direzione di San Vero Milis ricoprendo un'area molto vasta. A seguito della sua bonifica, effettuata nella seconda metà del secolo scorso, buona parte dei terreni furono affidati in conduzione all’azienda Marcoli per diversi decenni; attualmente sono nuovamente in capo al Comune;
Paul’e Mistara e Su Spainteddu: paludi situate sulla sponda sinistra del fiume (quindi molto vicine al paese), si estendevano in direzione Baratili unendosi alla palude Santa Barbara. Sostanzialmente, occupavano tutta l’area che oggi comprende campo
sportivo, parco sul lungo fiume, orti urbani, parte bassa cimitero, ecc;
Pauli Su Pranu Arredei (o Arridei): (2) oggi località Parradei; gran parte dei terreni bonificati sono in affitto/concessione alla Cooperativa Quattro Mori fin dagli anni ’50 del secolo scorso.
Paludi tra Riola,
Baratili e Nurachi
Paul’e Coni (bonificata); Pauli Sa Spertura; (bonificata; si trovava parzialmente in territorio di Baratili); Paul’e Idda (bonificata; si trovava parzialmente in territorio di Nurachi); Pauli Santa Barbara; (bonificata, ricadeva quasi integralmente nel Comune di Baratili); Pauli Mare Foghe (palude che da il nome al fiume di Riola nella sua parte finale e che ricadeva in territorio di Baratili, San Vero e Zeddiani). Il fiume di Riola è il Rio Mannu o canale di Rio Mar'e Foghe; dai riolesi,in passato era chiamato "S'Indorau".
Paludi a margine del lato sinistro del fiume, tra Riola e Cabras
Paul’e Fenu (bonificata); ricopriva un area adiacente
al fiume estesa fin quasi allo sbocco sullo stagno; località tuttora denominata
Palavenu;
Paludi sul lato destro del fiume, dal ponte verso lo sbocco sullo stagno di Cabras ed in prossimità dello Stagno Pischeretta (che costituisce parte dello stagno di Cabras)
Pischina Canis; Pauli Sa Rivera, Pauli Lutroxiu
e Prunas, Pauli Su Stani Mannu e Pauli Brazzu Orrù; Pauli Su Ludosu;
Nelle mappe non viene indicata la palude Pauli Rasu o Arrasu (Parrasu) che occupava la parte iniziale della sponda destra del fiume dal ponte in direzione ovest.
Paludi a margine o in prossimità
della sponda ovest, nord-ovest dello stagno di Cabras
Altre paludi nel Sinis
di Riola
Pauli S’Untruxiu o S'Antruxiu (bonificata; S'Antruzu in riolese); Pauli Sa Segadroxia (bonificata; Segadroza in riolese); Pauli Benatzu Su Moru (parzialmente bonificata); Pauli Bidda Majori (ancora esistente in prossimità di Sal'e Porcus; parzialmente in territorio di San Vero Milis); Pauli de Civas; Pauli Orgoleddu (bonificata); Pauli Funtana Nuova (bonificata); Pauli de Su Gureu o de S’Ureu (bonificata); Pauli Leporinus (bonificata); Pauli Sa Cozzighina (bonificata); Pauli Pearba (bonificata; insiste solo parzialmente in territorio Riola e per la quota maggiore in territorio di San Vero Milis).
Alcune paludi e stagni oggi (foto)
post a cura di Gilberto Linzas
Note
(1) Dal libro “Zenti Arrioresa” di Claudio A. Zoncu pubblicato nel 2001, abbiamo notizie sulle attività agricole che interessavano alcune zone palustri più vicine al paese fino alla prima metà del secolo scorso:
“Nel periodo primaverile, durante il prosciugamento delle
paludi che attorniavano il paese (“Pala Fenu”, “Pala Rasu”, “Pala Coni”, “Sa
Roia”, “Santrabara” e “Sa Paui Manna”, i riolesi seminavano legumi e ortaggi,
ottenendo copiosi raccolti. Era famoso tra i paesi del circondario un tipo di
fagiolo molto coltivato dai riolesi: “su pisu ‘e cara”, conosciuto ne paesi
vicini anche con il nome di “su pisu biancu de Arriora”, preferito alle altre
qualità per via “de sa bona cottura”.
(2) Notizie storiche e annotazioni riguardanti le paludi di Pranu Arrideli e Sa Cozzighina, tratte dal libro “Fatti e misfatti di Riola” di Giovanni Piras, pubblicato nel 2010:
“Chi si attarda oggi ad osservare quell’immensa palude di un
tempo chiamata Pranu Arrideli, resta ammirato, direi sconcertato, dall’immenso
cambiamento che in tal posto è stato fatto in seguito ai lavori di bonifica
effettuati sullo stagno paludoso di Benettudi dai fratelli Carta, proprietari;
col convogliamento verso Is Benas delle acque ivi stagnanti, che prima
riversavano su Pranu Arrideli ed in seguito sulla palude de Sa Cuzzighina, fino a raggiungere il Rio Mannu e
il contiguo stagno di Cabras. Sapere che nel 1836 tanto Su Parradei che Sa
Cuzzighina furono oggetto di contesa col marchese D’Arcais, che voleva
impossessarsene quale feudatario, contesa che si risolse a beneficio del Comune
perché il sindaco di allora vi si oppose, ritenendo che trattandosi di paludi
non coltivabili e solo adibibili a pascolo per alcuni mesi all’anno non potevano essere
oggetto di chiudenda, quindi erano e dovevano restare proprietà del Comune."
…..
"La trasformazione fondiaria, le coltivazioni operate, il
progresso che, se da un lato hanno dato la possibilità di rendere produttiva
una si vasta area di terreno, ne ha modificato l’habitat, e laddove migliaia di uccelli selvatici
prosperavano tranquilli e facevano i loro nidi, rendendo l’ambiente una specie
di zoo avicolo a cielo aperto, ora vi pascolano centinaia di pecore, di capre,
di maiali, vacche e vitelli e vi si producono patate, legumi e granaglie di
ogni sorta, sicché non è possibile pensare neppure lontanamente com'era al
tempo dell’infanzia dello scrivente, quando appena ragazzino di dieci, undici
anni, nel periodo dell’aratura e della seminagione, andava quasi tutte le notti
a portare il cavallo al pascolo e poiché era lontano dal paese, dormiva là, sul
margine di qualche fossato, sopra una bisaccia stesa per terra..."
….
"Ora, laddove le folaghe, le anitre, le quaglie, le galline
selvatiche, le pavoncelle (su ziriziri) e nei cui bordi abbondavano le allodole,
le cinciallegre e tanti altri tipi di selvaggina, compresi lepri e conigli, si
vedono le pecore, le capre, le vacche, i tacchini e le galline, i maiali, tutti
animali d’allevamento, coltivazioni di granaglie di ogni sorta, che danno la
sensazione del progresso, ma che lasciano nel cuore di chi ha visto prima quei
luoghi quel senso di rammarico e di amarezza come di chi prova la scomparsa di
un bene perduto per sempre e che mai più potrà ritornare."
*********
Post collegati (per visualizzare clicca sui link):
Riola: Cartografia dell' '800 - le vie storiche e Santa Corona (1ª parte)
Toponimi del territorio di Riola: Taccu, Praucchi, S'Arroia, Orgoeddu (a cura di B. Sulas)
Il Sinis di Riola: annotazioni; "su 'acchibi de Zuanni Mòntisi"
martedì 2 maggio 2023
Riola: Cartografia dell’ ‘800 - le vie storiche e Santa Corona (1ª parte)
L’Archivio di Stato di Oristano, nell’ambito dei programmi per la valorizzazione della documentazione conservata nei propri archivi, da qualche tempo ha avviato il progetto “Cartografia storica” il cui obiettivo è quello di pubblicare, in formato digitale, l’intero patrimonio cartografico posseduto, costituito da migliaia di mappe che coprono un arco di tempo che va dalla prima metà dell’ottocento alla seconda metà del novecento.
Tra i documenti già digitalizzati, consultabili on-line, troviamo le mappe del Catasto provvisorio (cc. – ex U.T.E.), compilato a partire dalla seconda metà dell’ottocento, disponibili per quasi tutti i paesi della provincia di Oristano, comprese quindi le mappe del Comune di Riola che qui interessano.
Si tratta di mappe accurate e straordinarie che ci riportano
indietro nel tempo di quasi centocinquanta anni, restituendoci la raffigurazione
del paese e del suo territorio così come era all’epoca (le mappe sono del
1883-1884), fornendo numerose informazioni “storiche” sul tessuto urbano, sulla
toponomastica, sulle caratteristiche del “salto” comunale, sulla viabilità
rurale esistente, sui nomi delle varie
località, ecc.
La Mappa del paese
Nella carta distinta come “Frazione A” viene ricompreso l’intero
abitato che si estendeva su una superficie complessiva di circa 20 ettari.
Si deve immaginare che il paese di Riola, come tutti i paesi
del Campidano nella seconda metà del milleottocento (e ancora fin quasi alla
metà del ‘900) - fatte salve le poche abitazioni di notabili o persone
benestanti - era costituito da case modeste, costruite in mattoni di terra
cruda (làdrini), prive di servizi. Le vie del
paese erano degli sterrati spesso fangosi nel periodo invernale e polverosi
d’estate; non vi erano fognature né
illuminazione pubblica.
Guardando la mappa ci si rende conto che l’abitato era
pressoché identico al centro storico odierno,
perciò non si hanno difficoltà ad individuare vie e piazze riportate
sulla carta.
Le prime case a nord dell’agglomerato urbano, provenendo da
Cuglieri, erano situate poco prima dell’attuale Casa Comunale, sul lato
sinistro (fronte Officina Sechi).
E’ interessante notare che, ancora fino a qualche decina di anni fa, sul muro laterale di un’abitazione in “làdrini”
situata proprio nello stesso punto, ora ristrutturata, appartenuta alla
famiglia Demontis, era presente una grande lastra segnaletica molto rovinata
(apposta quasi certamente nella prima metà del secolo scorso) che indicava
l’inizio del paese con il nome di “Riola Sardo”.
Le abitazioni che costituivano il confine sud del paese, in direzione Oristano, erano invece quelle ubicate all’intersezione dell’attuale
via Umberto I con l’attuale via D’annunzio, all’altezza della storica casa Zoncu, oggi in rovina, di cui rimangono soltanto parte delle mura in via di disfacimento puntellate
con assi di legno. Anche sul muro laterale di questa abitazione, peraltro, fino ad una
decina di anni fa si poteva osservare la grande lastra lapidea che indicava
l’inizio del paese per chi giungeva da Oristano.
Il confine est dell’abitato, in direzione Baratili, era
posto nell’attuale via Roma, poco prima dell’edificio delle scuole elementari
costruito circa cinquant’anni dopo durante il periodo fascista.
Le vie storiche del
paese (1)
Piazza di Chiesa: comprendeva non solo il sagrato di pertinenza della chiesa ma l’intera piazzetta di fronte all’attuale Bar Corda. Piazza che, storicamente, è sempre stata il punto nodale dei festeggiamenti in occasione delle ricorrenze religiose e civili (Festa di Sant’Anna, ecc).
Piazza della Fiera: si tratta dello slargo della via principale a lato della chiesa (fronte attuale macelleria Murru, Bar Ivana, ecc.). La denominazione ci fa comprendere come questo spazio fosse importante per le attività economiche, commerciali e di scambio del paese; quasi una naturale estensione della Piazza di Chiesa, utilizzata come area riservata al mercato all’aperto, per manifestazioni, piccole fiere, ecc.
Via del Ponte: tratto della via principale, da Piazza di Chiesa fino al ponte sul Rio Mar’e Foghe (attualmente via Umberto I).
Via Oristano: tratto di via principale che da Piazza
della Fiera si estendeva in direzione sud, verso Oristano (attualmente via
Umberto I).
Piazza dei Balli: piazza situata nella parte iniziale dell’attuale via Regina Elena (fronte ex negozio alimentari di Attilio e Beniamino Sanna). E’ interessante notare come la piazzetta, già nella sua denominazione indicasse la sua destinazione agli intrattenimenti musicali e ai balli (immaginiamo balli sardi accompagnati dalla fisarmonica e/o dalle launeddas). Oggigiorno questo spazio viene raramente utilizzato per serate musicali e di ballo, che trovano collocazione preferibilmente nell’attuale piazza La Marmora o in altre sedi.
Vico Sant’Anna: viottolo che da Piazza della Fiera conduceva a Piazza dei Balli (parte iniziale dell’attuale via Regina Elena dove era presente fino a qualche decennio fa la cantina e il panificio dei F.lli Zoncu).
Via Pal’e Coni e Is Argiolas: via che da Piazza dei Balli proseguiva in direzione sud-est (attuale estensione della Via Regina Elena, ancora oggi conosciuta come s’arruga de Paagõi). La denominazione indica che percorrendo questa strada si poteva raggiunge non solo la palude di Paul’e Coni ma anche l’area dov’erano situate is arzòasa, ossia le aie, dove si effettuavano i lavori di trebbiatura del grano (area oggi inglobata nel tessuto urbano, situata approssimativamente tra la via Armando Corda e via Sacerdote Caria).
Vico Parrocchia e Via San Martino: tratto viario che da Piazza della Fiera portava alla chiesa di Santa Corona (in pratica l’attuale via Sant’Anna). E’ utile ricordare che la chiesa di Santa Corona nel periodo in cui è stata parrocchiale di Riola (fino ai primi anni del milleottocento) era intitolata a San Martino, così come anche la nuova chiesa parrocchiale. La Via San Martino, partendo da Piazza della Fiera, si estendeva anche in direzione sud-ovest (oggi sempre via S.Anna) assumendo poi il nome di Via Paul’e Fenu .
Vico San Martino: tratto dell’attuale via Garibaldi dove è presente l’ex Mulino Mocci, ora adibito a ristorante.
Via Baratili: attuale via Roma.
Via Monte Granatico: attuale via De Pretis. Il nome ottocentesco di questa via era indicativo della presenza dell’edificio del Monte Granatico, costruito alla fine del diciottesimo secolo, ancora oggi esistente seppure ridotto purtroppo ad un rudere.
Via Santa Corona: l’attuale via Trieste nel tratto storico. Osserviamo che oggi non esiste più una sola via intitolata a Santa Corona.
Vico Scuole: attuale via Regina Giovanna. La denominazione ci indica che in questa via aveva sede la scuola (all’epoca erano obbligatorie sole le prime classi della scuola elementare; queste, fino alla costruzione dell’edificio scolastico degli anni 30 del secolo scorso, erano ospitate in piccole stanze di modeste costruzioni).
Via Santa Barbara: attuale via Fratelli Cairoli. (2)
Vico Santa Barbara: viottolo che da Via del Monte Granatico conduceva a Via Figu Pizzia (tratto dell’attuale della via Garibaldi, dall’intersezione con via De Pretis fino allo slargo di via Garibadi).
Vico Su Zurpu: attuale via Principe Amedeo. Curiosa la denominazione; quasi certamente all’epoca era presente in quel viottolo un cieco.
Via Figu Pizzia: attuale slargo di Via Garibaldi dove è presente la statua di padre Pio, nota anche come “s’arruga manna”.
Via Sant’Antonio: attuale via Vittorio Emanuele II.
Vico Zanzare: tratto finale dell’attuale via Generale La Marmora. La denominazione non lascia dubbi sulla presenza infestante delle zanzare nelle vie che erano più prossime al fiume e alle paludi a nord del paese.
Via Olmi: attuale via Mariano IV.
Vico Sarto Sulas: attuale via Cavour, allora identificata per la presenza de “su maist’e pànnusu” Sulas;
Via La Croce: attuale via Regina Magherita (via che tuttora, nella settimana santa, fa parte del percorso rituale dove avviene la commemorazione della via crucis).
Vico Casa Poddighe: attuale tratto della via Petrarca, nella quale era presente la casa della famiglia Poddighe che evidentemente all'epoca aveva una certa rilevanza.
Via Is Pastoris: tratto viario dall’intersezione con via La Croce all’intersezione con Via Is Argiolas beccias (tratto dell’attuale via Marconi). La denominazione e significativa della presenza in questa via di più famiglie dedite all’attività della pastorizia.
Via Is Argiolas beccias: attuale via Vittorio Emanuele III. Il nome della via indica chiaramente la presenza, in passato, delle aree agricole dove veniva effettuata la trebbiatura del grano.
Cammino Sa Corti: attuale tratto iniziale della via Garibaldi che prosegue poi nella via Carlo Felice fino all’intersezione con via Trieste. Ancora oggi quel rione è conosciuto col nome di “Sa cotighedda”(*).
(*) Si veda il post dedicato al toponimo a cura di B. Sulas pubblicato in questo blog; apri link: Toponimi di Riola e dintorni - Sa cotighedda
Cammino Zirinzosu: attuale via Montessori.
Cammino Sant’Antonio:
attuale via Sant’Antonio.
L’area della chiesa di Santa Corona è riportata nella mappa distinta come foglio “Frazione N,O” che comprende le località adiacenti al paese situate tra Riola e Baratili (Santa Barbara e Paul’e Coni).
Le parcelle riguardanti l’antica chiesa medioevale (identificate
con la lettera a) sono riportate più
in dettaglio a margine del foglio.
L’edificio religioso viene raffigurato con una piccola croce sopra,
mentre ai suoi lati sono disegnate tante croci che indicano la presenza del
cimitero nell’area di pertinenza.
Dall’osservazione
della mappa nasce anche un piccolo mistero. Si nota infatti la presenza di un
altro edificio nella particella adiacente a quella della chiesa, della cui
esistenza non si hanno notizie (edificio situato, tra l’altro, quasi nella
stessa posizione in cui oggi insiste l’ex scuola materna costruita negli anni
’60 del secolo scorso).
Sorgono
spontanee pertanto alcune domande: Si
tratta di un fabbricato che apparteneva anch’esso alla Curia o era un edificio
di proprietà privata? A quando risale la
sua costruzione e quale era la destinazione o funzione? Quando è stato demolito?
post a cura di Gilberto Linzas
Note:
(1) Nel libro dedicato a Riola, dal titolo “Riola Sardo Villa Giudicale” di Giuseppe Pau e Raimondo Zucca, è riportato un documento storico dell’Archivio del Comune: una deliberazione della Giunta Municipale adottata in data 16 Ottobre 1871 (Giunta presieduta dal Sindaco Daniele Orrù, alla presenza degli Assessori signori Domenico Sias e Salvatore Poddighe ) con la quale venivano assegnate le denominazioni alle vie del paese, indicando per ciascuna di queste i proprietari della prima e dell’ultima casa. Quasi tutte le denominazioni elencate nella delibera le ritroviamo nella mappa storica pubblicata dall’Archivio di Stato, oggetto di questo post, predisposta circa dodici anni dopo (1883-1884). Le vie elencate nel documento sono le seguenti:
- Via Dritta: dalla casa di Bell’Anna Sardu a quella di Antioco Zoncu;
- Via Baratili: da Angelo Zichi a Pietro Zoncu;
- Via Sa Figupiccia: da Lorenzo Daga a Raimondo Coa;
- Via Santa Barbara: da Giuseppa Luigia Zichi a Maddalena Zichi;
- Via Santa Corona: da Salvatore Corda a Michele Bellu;
- Via Su Zurpu: da Salvatore Bellu a Francesco Corda liveddu;
- Via San Martino: da Giuseppe Antonio Zichi a Daniele Sechi;
- Via Cimitero: dal Monte granatico a Giovanni Paolo Sulas;
- Via Pauligoni: da Giovanni Orrù Billoi a Giacinto Orrù Lutzu;
- Via Carpentieri: da Salvatore Trogu a Francesco Carta;
- Via Sant’Antonio: da Giuseppe Antonio Mocci a Francesco Casula;
- Via Argiolas Beccias: da Domenico Bellu a Giovanni Ari;
- Via Sant’Anna: da Giuseppe Caddeo a Salvatore Bentu;
- Via La Croce: da Giovanni Caria a Giuseppe Lochi fu Antonio;
- Via Pastoris: da Antonio Efisio Manca a Domenico Sulas su Rei;
- Vico Santa Corona: da Bartolomeo Demontis a Salvatore Enna;
- Vico Su Monti: dal Magazzino Monutuario ad Antonio Serra;
- Vico Olmi: da Raimondo Zoncu a Giovanni Obinu;
- Vico Sulas: da Domenico Manis a Giovanni Murru;
- Vico Oristano: da Giovanni Pipia a Antioco Zoncu;
- Vico Zanzare: da Salvatre Bellu Babalotti a Sebastiano Rosas.
A commento della ventunesima via gli autori, Pau e Zucca, scrivevano simpaticamente: “La ventunesima via di Riola non è troppo invitante per il forestiero: Vico Zanzare. E questo vico Zanzare è compreso tra la casa di Salvatore Bellu Babalotti e quella di Sebastiano Rosas. Era ancora una famiglia, Riola, e della vita umile e modesta dell’epoca torna a noi un ricordo venato di sorriso. La via dedicata alle zanzare aveva inizio con la casa di Babalotti, che significa «insetto dei muri». Non era certo invitante il soggiorno tra la musica delle zanzare e il ceffo grottesco del Signor Babalotti”.
(2) La via Santa Barbara viene ricordata nel libro “Zenti Arrioresa” di Claudio A. Zoncu (pubblicato nel 2001) in quanto nel 1876 fu teatro di un grave delitto che coinvolse il bandito Buzzarrone, originario di Santulussurgiu, e che ebbe come vittima il capitano dei barracelli di Riola.
L’episodio è raccontato e documentato nel libro di Nello Zoncu con tanto di atti giudiziari. In particolare, nell’ordinanza del Tribunale di Oristano con la quale viene disposta la trasmissione degli atti alla Procura Generale del Re in Cagliari, per l’ulteriore corso di giustizia, si ha il resoconto di quanto accaduto e delle accuse formulate contro “Daga Francesco, di Domenico Antonio e Margherita Lochi, d’anni, 28, contadino di Riola, e Barracu Buzzarrone Antonio, di Sebastiano e Giovanna Botta, d’anni 38, contadino di Santu Lussurgiu ambi colpiti da mandato di cattura e latitanti”. I due furono “imputati di omicidio volontario con sparo d’arma da fuoco e colpi contundenti nella persona di Giuseppe Orrù di Riola, commesso in quel villaggio la notte dal 2 al 3 aprile 1876”. Nell’ordinanza si legge anche che: “Intorno all’inspecie, si hanno in processo sufficienti indizi per ritenere li predetti Francesco Daga ed Antonio Barracu Buzzarrone i veri autori di questo misfatto. Difatti consta dell’intima relazione fra loro; essi erano indispettiti fortemente contro il Giuseppe Orrù, a motivo che, essendosi vari mesi prima, rubato un cavallo a danno dell’Orrù, questi ne sospettava autori il Daga ed il Barraccu Buzzarrone, e perciò risentito minacciava che il suo cavallo «verrebbe pagato». Avvenne dopo ciò che il Francesco Daga fu ammonito come persona diffamata in materia di furti ed associato a malviventi, e suppose che ciò gli si fosse fatto per opera dell’Orrù. Su questi fatti versa la causa del misfatto. Risulta inoltre, che la notte del reato essi Daga e Barracu Buzzarrone trovavansi uniti entro il popolato di Riola, e come l’Orrù ad ora assai tarda transitava nella contrada appellata Santa Barbara, essi Daga e Barracu intercettavano loro il passo, si avventarono a loro, vennero alle mani, il Daga sparò una pistola all’Orrù, questi cade ed indi fu finito a colpi di bastone dal Barracu Buzzarrone ch’era armato di quell’arnese. Indi mal soffrendo che il nipote dell’Orrù per nome Efisio Lochi, si fosse fuggito, entrambi andarono a raggiungerlo in casa sua facendo di tutto per entrarvi onde ucciderlo, e così assicurare la loro impunità.” La latitanza dei due accusati dell’omicidio terminò il 3 marzo 1877 quando, a seguito di un conflitto a fuoco con i Carabinieri, il Buzzarrone fu colpito a morte mentre Francesco Daga si arrese e fu catturato.
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Post collegati (per visualizzare cliccla sui link):
Riola: Cartografia dell' '800 - i confini territoriali, le paludi (2ª parte)
Riola nell’ ‘800 – Dizionario Angius Casalis
lunedì 3 aprile 2023
La chiesa di Santa Corona e il misterioso paese di Nu(v)ole
L’opuscolo - come viene chiamato dall’autore – è stato pubblicato dalla Tipografia Arborense nel 1873 con il titolo “Memorie D’Arborea”. Si tratta di una raccolta di notizie storiche sulla fondazione di Oristano e sulla chiesa Arborense “tratte in gran parte da documenti inediti” come viene dichiarato nel sottotitolo di copertina (*).
La parte dedicata alla chiesa di Santa Corona è concentrata in poche righe, ma le notizie e le considerazioni riportate mi hanno incuriosito.
Il canonico in particolare, a pagina 37, commentando un antico documento riportato integralmente che dichiarava essere in suo possesso in copia autentica, così scriveva:
“Santa Corona di Nuole
– Questa pare sia stata parrocchiale del paese Nuole, e la chiesa ed il paese
non sono più. Esiste bensì il campo aratorio denominato ancora Saltu de Santa
Corona: vi si notano ancora i vestigi della chiesa e di case, e la statua della
Santa fu trasferita alla vicina Parrocchia di Riola dove si celebra l’annua
festa. Da questo fatto parmi almeno molto verosimile che anche il popolo siasi
unito a Riola. Il salto poi di Santa Corona era del Priorato di Bonarcado ed
ora è colpito dalle stesse leggi che colpirono gli altri beni ecclesiastici.”
Si tratta infatti dell’atto con il quale l’Arcivescovo di
Arborea Bernardo confermava al Monastero di Bonarcado le donazioni e le
disposizioni fattegli dal suo fondatore Costantino II (doc. n. XXVII). Un documento importante poiché per la prima
volta è citata la chiesa di Santa Corona, qui chiamata “ecclesiam Sanctae Coronae
de Nu(v)ole”, concessa in donazione con
tutto il suo patrimonio il 20 ottobre 1211.
Stranamente nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado,
scoperto successivamente alla pubblicazione del Codex Diplomaticus, nella
scheda che documenta le donazioni originarie del Giudice Costantino d’Arborea, si fa riferimento ai possedimenti della "domus" denominata di Sancta Corona de Rrivora (scheda n.1) e non Sanctae Coronae de Nu(v)ole.
Fatte queste precisazioni, ciò che stupisce nelle
annotazioni del canonico Scintu è l’ipotesi
di un fantomatico paese di Nuole, la cui
chiesa di Santa Corona ne sarebbe stata la parrocchiale e la cui popolazione, “verosimilmente”, si sarebbe unita a quella di Riola.
Non risulta che in alcun altro libro o studio successivo
venga considerata questa ipotesi o fornita
una possibile spiegazione della
differente denominazione.
Viene da domandarsi se Nu(v)ole e Rrivora fossero la stessa cosa o se - come sostenuto dal canonico - esistessero effettivamente due minuscoli villaggi o agglomerati di case che in seguito si unirono.
Credo comunque che difficilmente si avrà una risposta a questa domanda e che il “mistero”
– se di mistero si tratta – rimarrà tale.
di Gilberto Linzas
Nota
(*) Nell’introduzione del suo libro, il Canonico Salvatore Angelo Scintu precisa che: “le poche memorie, che di questa storica terra d’Arborea ti offrirà il presente Opuscolo, con lunga e noiosa fatica le spigolai, in parte dalle Pergamene e Fogli cartacei d’Arborea, di recente scoperti ed illustrati da due Sarde Celebrità, altre da Libri divenuti rarissimi….”.
Le predette “Pergamene e Fogli cartacei d’arborea, di
recente scoperti..”, su cui si basa buona parte del libro (ma non la parte e i documenti a cui si
riferisce questo post), altro non sono
che i famosi “falsi d’Arborea” che ingannarono non solo il direttore della
Biblioteca Universitaria di Cagliari Pietro Martini, che li ricevette nel 1845
dalle mani del frate Cosimo Manca, ma numerosi altri studiosi (tra i quali
anche il La Marmora). I “falsi” di
Arborea, peraltro, continuarono ad avere numerosi sostenitori anche dopo la
scoperta della loro non autenticità avvenuta nel 1870.