giovedì 16 maggio 2024

Sacralità e tradizione a Riola: Riprendono vita i festeggiamenti in onore di Santa Corona

 


Sabato 18 maggio, per la prima volta dopo lungo tempo, riprenderanno vita i festeggiamenti  in onore di Santa Corona.

L’iniziativa è stata  proposta dalla nuova Associazione Culturale Sancta Corona de Rivora a seguito della “riscoperta” dell’antica statua della Santa risalente al XVI°-XVII° secolo, della quale si era un po’ persa la memoria.

L’Associazione, in particolare, nel corso degli ultimi mesi, grazie anche alla collaborazione di Don Enrico Perlato,  ha svolto un lavoro di ricerca che ha riguardato l’esame di vecchi documenti della chiesa e  la raccolta di testimonianze dirette.  Da tali ricerche è emerso che i festeggiamenti in onore della Santa si sono svolti con regolarità almeno fino alla fine degli anni ’30 del secolo scorso per poi decadere gradualmente nel corso degli anni ‘40.

Il culto di  Santa Corona a Riola, unico in Sardegna,  è peraltro attestato fin dal XII° secolo, quando fu edificata la Chiesa di Sancta Corona de Rivora che è stata al centro della vita religiosa e civile della comunità riolese per lunghi secoli.

Il programma dei festeggiamenti, per questo primo anno, è limitato alle celebrazioni religiose, con processione e messa che si svolgerà nell’area di pertinenza dell’antica Chiesa di Santa Corona. 

La processione partirà dalla Chiesa di San Martino alle ore 17.30  e sarà accompagnata  dai canti sacri dedicati alla Santa (is còzusu). Al termine della messa seguirà un rinfresco pubblico nel salone parrocchiale.

L’Associazione auspica di poter dare continuità  ai festeggiamenti anche nei prossimi anni, coinvolgendo tutta la comunità e  ridando lustro ad una tradizione storica e religiosa senz'altro importante per il paese.


g.l.


martedì 9 maggio 2023

Riola: Cartografia dell’ ‘800 - i confini territoriali; le paludi (2ª parte)


Il territorio di Riola


1 . Foglio Unione territorio di riola (1883-84)

2. Mappa d'insieme dei territori dei Comuni di Riola e San Vero Milis (1856)

Il territorio  del comune di Riola è rappresentato nella sua totalità  nel Foglio di Unione in scala 1:25.000; Foglio che unisce le frazioni identificate con le 24 lettere dell’alfabeto, dalla A alla Z, comprese K,X,Y (si veda la mappa n. 1).  Tutte le mappe portano la firma del Geometra Antonio Costa,  curatore ed estensore delle stesse. 

Nel sito dell’Archivio di Stato è pubblicata anche una mappa d’insieme dei territori dei Comuni di  Riola e di San Vero Milis risalente al 1856 (si veda la mappa n. 2), quindi precedente di circa 30 anni, che riporta la seguente intitolazione: 
“Tipo geometrico dei territori di San Vero Milis e  Riola alla scala di 1 al 50.000 colle proposte pell’aggregazione del salto staccato del Sinis di S.V. Milis al rimanente territorio dello stesso Comune”, firmata dall’Ispettore del Censimento Prediale Santini

Quest’ultima mappa parrebbe fissare in via definitiva i  confini amministrativi dei due comuni, che appaiono sostanzialmente invariati rispetto a quelli indicati dalle mappe successive del 1883-84 e a quelli attuali. Se ne deduce, pertanto, che le vertenze che si erano protratte nei secoli  precedenti con i comuni circonvicini (San Vero Milis e Seneghe in primo luogo) già nella metà del diciannovesimo secolo erano da considerarsi ormai superate.

Dalla veduta d’insieme, il territorio di Riola assume quasi  la forma di una chiocciola con il collo allungato in direzione ovest, verso Su Cuccuru Mannu, dove  si affaccia per un breve tratto sul Mar di Sardegna: da Punta S’Incodina a Roia Su Cantaru.  All’interno dei confini Comunali è ricompresa anche parte dello Stagno di Cabras.

I principali punti di riferimento per l’individuazione e la rilevazione delle linee di confine sono costituiti da Nuraghi o altri elementi (naturali e non) facilmente individuabili: strade, colline, terreni privati o vigne, corsi d’acqua o paludi, ecc.

Nello specifico, i punti che fissano i confini amministrativi di Riola rilevati all'epoca, elencati in dettaglio, sono i seguenti:

- ad ovest, a delimitare  il  corridoio che si protende in direzione di Su Cuccuru Mannu: Nuraghe S’Imbuccada, Roccia Su Cantaru, Nuraghe Biancu, Narboni Licheri, Monte Su Spigacciu, Monte Palma, Nuraghe Benatzu Su Moru (o Nuraghe Conca Su Moru). All'interno di quest'area figurano le terre comunali, delimitate dai punti Sa Pauledda de Chiccu, Su Nuracheddu, Terreni Franco Daga e Palude Bidda Majori);

- a nord-ovest e a nord: Terra Giacinto Pinna, Nuraghe Matta Sterri, Pauli Segadroxias e Pauli Pearba, Cuccuru Bastonariu, Guardia Manna de Pischin’e Predi, Strada de  Is Ariscas, S’ungroni de Predi Madau e Riu Zuaddias; 

- a nord-est: Cuccuru Perda Niedda, Sa Mistra S'Onna (come riportato nella mappa; Mistra S'Ommu in riolese), Cojau, Fontana S. Leonardo, Rndo Lutzu Obinu;

- a est e a sud-est: Su Cannisoni, Gecca Luigi Sini, Ortalizie Rndo Santu, chiuso Salvatore Perra, Terre Fratelli Lucche, Gecca Giacinto FanariVigna Sacerdote OrrùVigna MeloniTerre Antonio Zoccheddu, Chiuso M. Podda, Gecca eredi Cadeddu, Vigna Salvatore CariaSerra Pezza, Cuccuru Su Tuffu, Pauli Sa SperturaChiuso Rndo Orrù, Su Forti (gran masso in muratura),  Pauli Lorissa, Angolo del chiuso di Giovanni Boi, Chiuso Giovanni Pili,  Paul'e Idda;

- a sud: Chiuso Parrocchia di Nurachi (sulla strada Nurachi-Baratili), Vigna Marongiu, Vigna Giovanni Bellu, Vigna Michele Sias, Cammino Is Ollaius, Vigna Sebastiano Caria, Porta Trigu, Terreni Scolopi; 

- a sud ovest (sul lato occidentale dello Stagno di Cabras) Perda Su Meriagu Mannu Nuraghe  Ziricottu, Monte Palmas.

Lungo le linee di confine sono inoltre riportati nella mappa numerosi triangolini rossi che presumibilmente indicano la presenza di massi o di grandi pietre note come “pèdrasa de lacana” che all’epoca erano posizionate per marcare con precisione i  vari punti di confine.

("pedra de làcana" ancora esistente nelle campagne tra Riola e Nurachi)

Le paludi (1)

Una delle caratteristiche più evidenti del territorio riolese è  la presenza di numerose paludi che ricoprivano non solo le aree prossime al fiume e allo Stagno di Cabras ma anche vaste aree comunali distanti diversi chilometri dal paese, quasi tutte  classificate, allora,  come “demaniali”. Paludi che storicamente hanno costituito una protezione naturale contro le incursioni dei pirati barbareschi che infestarono il Mediterraneo dal XVI° secolo fino all'inizio del XIX° (le invasioni degli arabi in Sardegna, come in tutto il  Mediterraneo, si ebbero anche alla fine del primo millennio), ma anche un grave problema sanitario legato alla malaria. 

Molte di queste paludi sono tuttora presenti, altre sono state bonificate a partire dalla metà del secolo scorso  e trasformate in terreni coltivabili.  


Paludi di maggiori dimensioni:

Mappa Sa Paui Manna, Paul'e Mistara e Su Spainteddu

Sa Pauli Manna:  situata in prossimità del paese, sulla sponda destra del fiume, si estendeva dal ponte in   direzione di San Vero Milis ricoprendo un'area molto vasta. A seguito della sua bonifica, effettuata nella seconda metà del secolo scorso, buona parte dei terreni furono  affidati in conduzione all’azienda Marcoli per diversi decenni; attualmente sono nuovamente in capo al Comune;   

Paul’e Mistara e Su Spainteddu: paludi situate sulla sponda sinistra del fiume (quindi molto vicine al paese), si estendevano in direzione Baratili unendosi alla palude Santa Barbara. Sostanzialmente, occupavano tutta l’area che oggi comprende campo sportivo, parco sul lungo fiume, orti urbani, parte bassa cimitero, ecc;


Mappa Pauli Su Pranu Arredei, Pauli Sa Cozzighina, Pauli Leporinus, ecc.

Pauli Su Pranu Arredei (o Arridei): (2)  oggi località Parradei; gran parte dei terreni bonificati sono in affitto/concessione alla Cooperativa Quattro Mori fin dagli anni ’50 del secolo scorso.


Paludi tra Riola, Baratili e Nurachi  

Paul’e Coni (bonificata); Pauli Sa Spertura; (bonificata; si trovava parzialmente in territorio di Baratili); Paul’e Idda (bonificata; si trovava parzialmente in territorio di Nurachi); Pauli Santa Barbara; (bonificata, ricadeva quasi integralmente nel Comune di Baratili); Pauli Mare Foghe (palude che da il nome al fiume di Riola nella sua parte finale e che ricadeva in territorio di Baratili, San Vero e Zeddiani). Il fiume di Riola è il Rio Mannu o canale di Rio Mar'e Foghe; dai riolesi,in passato era chiamato "S'Indorau".


Paludi  a margine del lato sinistro del fiume, tra Riola e Cabras

Mappa Paul'e Fenu

Paul’e Fenu (bonificata); ricopriva un area adiacente al fiume estesa fin quasi allo sbocco sullo stagno; località tuttora denominata Palavenu;


Paludi sul lato destro del fiume, dal ponte verso lo sbocco sullo stagno di Cabras ed in prossimità dello Stagno Pischeretta (che costituisce parte dello stagno di Cabras)

Pischina Canis; Pauli Sa Rivera, Pauli Lutroxiu e Prunas, Pauli Su Stani Mannu e Pauli Brazzu Orrù;  Pauli Su Ludosu;

Nelle mappe non viene indicata la palude Pauli Rasu o Arrasu (Parrasu) che occupava la parte iniziale della sponda destra del fiume dal ponte in direzione ovest. 


Paludi  a margine o in prossimità della sponda ovest, nord-ovest dello stagno di Cabras

Mappa Pauli Trottas, S'omu 'e su cuaddu, Su Pischigeddu, Su Nassargiu, Cuccuru e Casas, ecc. 
(la mappa presenta una curiosità: al centro della palude Pauli Trottas è raffigurato una sorta di ragno o insetto)


Mappa Pauli Cannali Annadis, Corru Milis Manna, ecc.


Pauli Corru Mileddu; Pauli Corru Milis Manna; Pischin’Arranas; Pauli Cannali Anadis e Mortoriu S’Ebba; Pauli su Nassargiu (attualmente stagno Paui ‘e Istai); Pauli Cuccuru e Casas;  Pauli Oru Simbula; Pauli Su Pischigheddu; Pauli S’omu Su Cuaddu; Stagno Pauli Trottas; Pauli Ziricottu  (bonificata); Pauli Bacchile bertula (bonificata); Pauli Francisca Perra (bonificata);


Altre paludi nel Sinis di Riola

Mappa Pauli S'Untruxiu, Orgoleddu, Benatzu Su Moru, Civas, ecc. 

Pauli S’Untruxiu o S'Antruxiu (bonificata; S'Antruzu in riolese); Pauli Sa Segadroxia (bonificata; Segadroza in riolese); Pauli Benatzu Su Moru (parzialmente bonificata); Pauli Bidda Majori (ancora esistente in prossimità di Sal'e Porcus; parzialmente in territorio di San Vero Milis); Pauli de Civas; Pauli Orgoleddu (bonificata); Pauli Funtana Nuova (bonificata); Pauli de Su Gureu o de S’Ureu (bonificata); Pauli Leporinus (bonificata); Pauli Sa Cozzighina (bonificata); Pauli Pearba (bonificata; insiste solo parzialmente in territorio  Riola e per la quota maggiore in territorio di San Vero Milis).


Alcune  paludi e  stagni oggi (foto)

Pauli Civas

Pauli Trottas

Pauli Istai (o Pauli Su Nassargiu)

Pauli Istai 


post a cura di Gilberto Linzas


Note

(1) Dal libro “Zenti Arrioresa” di Claudio A. Zoncu pubblicato nel 2001, abbiamo notizie sulle attività agricole che interessavano alcune zone palustri più vicine al paese fino alla prima metà del secolo scorso:  

“Nel periodo primaverile, durante il prosciugamento delle paludi che attorniavano il paese (“Pala Fenu”, “Pala Rasu”, “Pala Coni”, “Sa Roia”, “Santrabara” e “Sa Paui Manna”, i riolesi seminavano legumi e ortaggi, ottenendo copiosi raccolti. Era famoso tra i paesi del circondario un tipo di fagiolo molto coltivato dai riolesi: “su pisu ‘e cara”, conosciuto ne paesi vicini anche con il nome di “su pisu biancu de Arriora”, preferito alle altre qualità per via “de sa bona cottura”.


(2)  Notizie storiche e annotazioni riguardanti le paludi di Pranu Arrideli e Sa Cozzighina,  tratte dal libro “Fatti e misfatti di Riola” di Giovanni Piras, pubblicato nel 2010:

“Chi si attarda oggi ad osservare quell’immensa palude di un tempo chiamata Pranu Arrideli, resta ammirato, direi sconcertato, dall’immenso cambiamento che in tal posto è stato fatto in seguito ai lavori di bonifica effettuati sullo stagno paludoso di Benettudi dai fratelli Carta, proprietari; col convogliamento verso Is Benas delle acque ivi stagnanti, che prima riversavano su Pranu Arrideli ed in seguito sulla palude de Sa  Cuzzighina, fino a raggiungere il Rio Mannu e il contiguo stagno di Cabras. Sapere che nel 1836 tanto Su Parradei che Sa Cuzzighina furono oggetto di contesa col marchese D’Arcais, che voleva impossessarsene quale feudatario, contesa che si risolse a beneficio del Comune perché il sindaco di allora vi si oppose, ritenendo che trattandosi di paludi non coltivabili e solo adibibili a pascolo  per alcuni mesi all’anno non potevano essere oggetto di chiudenda, quindi erano e dovevano restare proprietà del Comune."

…..

"La trasformazione fondiaria, le coltivazioni operate, il progresso che, se da un lato hanno dato la possibilità di rendere produttiva una si vasta area di terreno, ne ha modificato l’habitat,  e laddove migliaia di uccelli selvatici prosperavano tranquilli e facevano i loro nidi, rendendo l’ambiente una specie di zoo avicolo a cielo aperto, ora vi pascolano centinaia di pecore, di capre, di maiali, vacche e vitelli e vi si producono patate, legumi e granaglie di ogni sorta, sicché non è possibile pensare neppure lontanamente com'era al tempo dell’infanzia dello scrivente, quando appena ragazzino di dieci, undici anni, nel periodo dell’aratura e della seminagione, andava quasi tutte le notti a portare il cavallo al pascolo e poiché era lontano dal paese, dormiva là, sul margine di qualche fossato, sopra una bisaccia stesa per terra..."

….

"Ora, laddove le folaghe, le anitre, le quaglie, le galline selvatiche, le pavoncelle (su ziriziri) e nei cui bordi abbondavano le allodole, le cinciallegre e tanti altri tipi di selvaggina, compresi lepri e conigli, si vedono le pecore, le capre, le vacche, i tacchini e le galline, i maiali, tutti animali d’allevamento, coltivazioni di granaglie di ogni sorta, che danno la sensazione del progresso, ma che lasciano nel cuore di chi ha visto prima quei luoghi quel senso di rammarico e di amarezza come di chi prova la scomparsa di un bene perduto per sempre e che mai più potrà ritornare."

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Post collegati  (per visualizzare clicca sui link)

Riola: Cartografia dell' '800 - le vie storiche e Santa Corona (1ª parte)

Toponimi del territorio di Riola: Taccu, Praucchi, S'Arroia, Orgoeddu (a cura di B. Sulas)

Il Sinis di Riola: annotazioni; "su 'acchibi de Zuanni Mòntisi"


martedì 2 maggio 2023

Riola: Cartografia dell’ ‘800 - le vie storiche e Santa Corona (1ª parte)

L’Archivio di Stato di Oristano, nell’ambito dei  programmi  per la valorizzazione della documentazione conservata nei propri archivi, da qualche tempo ha avviato il progetto “Cartografia storica” il cui obiettivo è quello di pubblicare, in formato digitale, l’intero patrimonio cartografico posseduto, costituito da migliaia di mappe che coprono un arco di tempo che va dalla prima metà dell’ottocento alla seconda metà del novecento.

Tra i documenti già digitalizzati, consultabili on-line, troviamo le mappe del Catasto provvisorio (cc. – ex U.T.E.), compilato a partire dalla seconda metà dell’ottocento, disponibili per quasi tutti i paesi della provincia di Oristano, comprese quindi le mappe del Comune di Riola che qui interessano.

Si tratta di mappe accurate e straordinarie che ci riportano indietro nel tempo di quasi centocinquanta anni, restituendoci la raffigurazione del paese e del suo territorio così come era all’epoca (le mappe sono del 1883-1884), fornendo numerose informazioni  “storiche” sul tessuto urbano, sulla toponomastica, sulle caratteristiche del “salto” comunale, sulla viabilità rurale esistente, sui  nomi delle varie località, ecc.


 Mappa dell'abitato di Riola

La Mappa del paese

Nella carta distinta come “Frazione A” viene ricompreso l’intero abitato che si estendeva su una superficie complessiva di circa 20 ettari.

Si deve immaginare che il paese di Riola, come tutti i paesi del Campidano nella seconda metà del milleottocento (e ancora fin quasi alla metà del ‘900) - fatte salve le poche abitazioni di notabili o persone benestanti - era costituito da case modeste, costruite in mattoni di terra cruda (làdrini), prive di  servizi. Le vie del paese erano degli sterrati spesso fangosi nel periodo invernale e polverosi d’estate;  non vi erano fognature né illuminazione pubblica.

Guardando la mappa ci si rende conto che l’abitato era pressoché identico al centro storico odierno,  perciò non si hanno difficoltà ad individuare vie e piazze riportate sulla carta.

Le prime case a nord dell’agglomerato urbano, provenendo da Cuglieri, erano situate poco prima dell’attuale Casa Comunale, sul lato sinistro (fronte Officina Sechi).

E’ interessante notare che, ancora fino a qualche decina di anni fa,  sul muro laterale di un’abitazione in “làdrini” situata proprio nello stesso punto, ora ristrutturata, appartenuta alla famiglia Demontis, era presente una grande lastra segnaletica molto rovinata (apposta quasi certamente nella prima metà del secolo scorso) che indicava l’inizio del paese  con il nome  di “Riola Sardo”. 

Le abitazioni che costituivano il confine sud del paese,  in direzione  Oristano,  erano invece quelle  ubicate all’intersezione dell’attuale via  Umberto I con l’attuale via D’annunzio,  all’altezza della storica casa Zoncu, oggi  in rovina, di cui rimangono soltanto  parte delle mura in via di disfacimento puntellate con assi di legno. Anche sul muro laterale di  questa abitazione, peraltro, fino ad una decina di anni fa si poteva osservare la grande lastra lapidea che indicava l’inizio del paese per chi giungeva da Oristano.

Il confine est dell’abitato, in direzione Baratili, era posto nell’attuale via Roma, poco prima dell’edificio delle scuole elementari costruito circa cinquant’anni dopo durante il periodo fascista.


Le vie storiche del paese (1)

Piazza di Chiesa, Piazza della Fiera e vie circostanti

Piazza di Chiesa:  comprendeva non solo il sagrato di pertinenza della chiesa ma l’intera piazzetta di fronte all’attuale Bar Corda. Piazza che,  storicamente, è sempre stata il punto nodale dei festeggiamenti in occasione delle ricorrenze religiose e civili (Festa di Sant’Anna, ecc).

Piazza della Fiera:  si tratta dello slargo della via principale a lato della chiesa (fronte attuale macelleria Murru, Bar Ivana, ecc.). La denominazione ci fa comprendere come questo spazio fosse importante per le attività economiche, commerciali e di scambio del paese;  quasi una naturale estensione della Piazza di Chiesa, utilizzata  come area  riservata al  mercato all’aperto, per manifestazioni,  piccole fiere, ecc.

Via del Ponte:  tratto della via principale, da Piazza di Chiesa fino al ponte sul Rio Mar’e Foghe (attualmente via Umberto I).

Via Oristano: tratto di via principale che da Piazza della Fiera si estendeva in direzione sud, verso Oristano (attualmente via Umberto I).

Piazza dei Balli:  piazza situata nella parte iniziale dell’attuale via Regina Elena (fronte ex negozio alimentari di Attilio e Beniamino Sanna). E’ interessante notare come la piazzetta, già nella sua denominazione indicasse la sua destinazione agli intrattenimenti musicali e ai balli  (immaginiamo balli sardi accompagnati dalla fisarmonica e/o dalle launeddas). Oggigiorno questo spazio viene raramente utilizzato per serate musicali e di ballo,  che trovano collocazione preferibilmente nell’attuale piazza La Marmora o in altre sedi.


Vico S.Anna oggi  (tratto iniziale via Regina Elena)

Vico Sant’Anna: viottolo che da Piazza della Fiera conduceva a Piazza dei Balli (parte iniziale dell’attuale via Regina Elena dove era presente fino a qualche decennio fa la  cantina e il panificio dei F.lli Zoncu).

Via Pal’e Coni e Is Argiolas:  via che da Piazza dei Balli proseguiva in direzione sud-est (attuale estensione della Via Regina Elena, ancora oggi conosciuta come s’arruga de Paagõi). La denominazione indica che percorrendo questa strada si poteva raggiunge non solo  la palude di Paul’e Coni ma anche l’area dov’erano situate is arzòasa, ossia le aie, dove si effettuavano i lavori di  trebbiatura del grano (area oggi inglobata nel tessuto urbano, situata approssimativamente tra la via Armando Corda e  via Sacerdote Caria).

Vico Parrocchia e Via San Martino:  tratto viario che da Piazza della Fiera portava alla chiesa di Santa Corona (in pratica l’attuale via Sant’Anna). E’ utile ricordare che la chiesa di Santa Corona nel periodo in cui è stata parrocchiale di Riola (fino ai primi anni del milleottocento) era intitolata a San Martino, così come anche la nuova chiesa parrocchiale. La Via San Martino, partendo  da Piazza della Fiera, si estendeva anche in direzione sud-ovest (oggi sempre via S.Anna) assumendo poi il nome di Via Paul’e Fenu .

Vico San Martino: tratto dell’attuale via Garibaldi dove è  presente l’ex Mulino Mocci, ora adibito a ristorante.

Via Baratili:  attuale via Roma.

Via Monte Granatico:  attuale via De Pretis. Il nome ottocentesco di questa via era indicativo della presenza dell’edificio del Monte Granatico, costruito alla fine del diciottesimo secolo, ancora oggi esistente seppure ridotto purtroppo ad un rudere.

Via Santa Corona e vie circostanti

Via Santa Corona:  l’attuale via Trieste nel tratto storico. Osserviamo che oggi non esiste più una sola via intitolata a Santa Corona.

Vico Scuole: attuale via Regina Giovanna. La denominazione ci indica che in questa via aveva sede la scuola (all’epoca erano obbligatorie sole le prime classi della scuola elementare; queste, fino alla costruzione dell’edificio scolastico degli anni 30 del secolo scorso, erano ospitate in piccole stanze di modeste costruzioni).

Via Santa Barbara: attuale via Fratelli Cairoli. (2)

Vico Santa Barbara:  viottolo che da Via del Monte Granatico conduceva a Via Figu Pizzia  (tratto dell’attuale della via Garibaldi,  dall’intersezione con via De Pretis fino allo slargo di  via Garibadi).

Vico Su Zurpu:   attuale via Principe Amedeo.  Curiosa la denominazione;  quasi certamente all’epoca era presente in quel viottolo un cieco.

Via Figu Pizzia:  attuale slargo di Via Garibaldi dove è presente la statua di padre Pio, nota anche come “s’arruga manna”.


Parte centro-orientale dell'abitato

Via Sant’Antonio:  attuale via Vittorio Emanuele II.

Vico Zanzare: tratto finale dell’attuale  via Generale La Marmora. La denominazione non lascia dubbi sulla presenza infestante delle zanzare nelle vie che erano più prossime al fiume e alle paludi a nord del paese.

Via Olmi: attuale via Mariano IV.

Vico Sarto Sulas: attuale via Cavour, allora identificata per la presenza de su maist’e pànnusu” Sulas;

Via La Croce:  attuale via Regina Magherita  (via che tuttora, nella settimana santa, fa parte del percorso rituale dove avviene la commemorazione della via crucis).

Vico Casa Poddighe:  attuale tratto della via Petrarca, nella quale era presente la casa della famiglia Poddighe che evidentemente all'epoca aveva una certa rilevanza.

Via Is Pastoris:  tratto viario dall’intersezione con  via La Croce all’intersezione con  Via Is Argiolas beccias (tratto dell’attuale via Marconi). La denominazione e significativa della presenza in questa via di più famiglie dedite all’attività della pastorizia.

Via Is Argiolas beccias: attuale via Vittorio Emanuele III.  Il nome della via indica chiaramente la presenza, in passato, delle aree agricole dove veniva effettuata la trebbiatura del grano.

Cammino Sa Corti:  attuale tratto iniziale della via Garibaldi che prosegue poi nella via Carlo Felice fino all’intersezione con via Trieste.  Ancora oggi quel rione è conosciuto col nome di “Sa cotighedda”(*).

(*) Si veda il post dedicato al toponimo a cura di B. Sulas pubblicato in questo blog; apri link: Toponimi di Riola e dintorni - Sa cotighedda 

Cammino Zirinzosu:  attuale via Montessori. 

Cammino Sant’Antonio:  attuale via Sant’Antonio.


La chiesa di Santa Corona


Chiesa di Santa Corona
 

L’area della chiesa di Santa Corona è riportata nella mappa distinta come foglio “Frazione N,O”  che comprende le località adiacenti al paese situate tra Riola e Baratili (Santa Barbara e Paul’e Coni).

Le parcelle riguardanti l’antica chiesa medioevale (identificate con la lettera a) sono riportate più in dettaglio  a margine del foglio.

L’edificio religioso viene  raffigurato con una piccola croce sopra, mentre ai suoi lati sono disegnate tante croci che indicano la presenza del cimitero nell’area di pertinenza.  

Dall’osservazione della mappa nasce anche un piccolo mistero. Si nota infatti la presenza di un altro edificio nella particella adiacente a quella della chiesa, della cui esistenza non si hanno notizie  (edificio situato, tra l’altro, quasi nella stessa posizione in cui oggi insiste l’ex scuola materna costruita negli anni ’60 del secolo scorso).  

Sorgono spontanee pertanto alcune domande:  Si tratta di un fabbricato che apparteneva anch’esso alla Curia o era un edificio di proprietà privata?  A quando risale la sua costruzione e quale era la destinazione o funzione? Quando è stato demolito?


post a cura di Gilberto Linzas


Note:

(1)  Nel libro dedicato a Riola, dal titolo “Riola Sardo Villa Giudicale” di Giuseppe Pau e Raimondo Zucca, è riportato un documento storico dell’Archivio del Comune: una deliberazione della Giunta Municipale adottata in data 16 Ottobre 1871 (Giunta presieduta dal Sindaco Daniele Orrù, alla presenza degli  Assessori signori Domenico Sias e Salvatore Poddighe ) con la quale venivano assegnate le denominazioni alle vie del paese, indicando per ciascuna di queste  i proprietari della prima e dell’ultima casa. Quasi tutte le  denominazioni elencate nella delibera le ritroviamo nella mappa storica pubblicata dall’Archivio di Stato, oggetto di questo post, predisposta circa dodici anni dopo (1883-1884). Le vie elencate nel documento sono le seguenti:

  1. Via Dritta: dalla casa di Bell’Anna Sardu a quella di Antioco Zoncu;
  2. Via Baratili: da Angelo Zichi a Pietro Zoncu;
  3. Via Sa Figupiccia: da Lorenzo Daga a Raimondo Coa;
  4. Via Santa Barbara: da Giuseppa Luigia Zichi a Maddalena Zichi;
  5. Via Santa Corona: da Salvatore Corda a Michele Bellu;
  6. Via Su Zurpu: da Salvatore Bellu a Francesco Corda liveddu;
  7. Via San Martino: da Giuseppe Antonio Zichi a Daniele Sechi;
  8. Via Cimitero: dal Monte granatico a Giovanni Paolo Sulas;
  9. Via Pauligoni: da Giovanni Orrù Billoi a Giacinto Orrù Lutzu;
  10. Via Carpentieri: da Salvatore Trogu a Francesco Carta;
  11. Via Sant’Antonio: da Giuseppe Antonio Mocci a Francesco Casula;
  12. Via Argiolas Beccias: da Domenico Bellu a Giovanni Ari;
  13. Via Sant’Anna: da Giuseppe Caddeo a Salvatore Bentu;
  14. Via La Croce: da Giovanni Caria a Giuseppe Lochi fu Antonio;
  15. Via Pastoris: da Antonio Efisio Manca a Domenico Sulas su Rei;
  16. Vico Santa Corona: da Bartolomeo Demontis a Salvatore Enna;
  17. Vico Su Monti: dal Magazzino Monutuario ad Antonio Serra;
  18. Vico Olmi: da Raimondo Zoncu a Giovanni Obinu;
  19. Vico Sulas: da Domenico Manis a Giovanni Murru;
  20. Vico Oristano: da Giovanni Pipia a Antioco Zoncu;
  21. Vico Zanzare: da Salvatre Bellu Babalotti a Sebastiano Rosas.

A commento della ventunesima via gli autori, Pau e Zucca, scrivevano simpaticamente: “La ventunesima via di Riola non è troppo invitante per il forestiero: Vico Zanzare. E questo vico Zanzare è compreso tra la casa di Salvatore Bellu Babalotti e quella di Sebastiano Rosas.  Era ancora una famiglia, Riola, e della vita umile e modesta dell’epoca torna a noi un ricordo venato di sorriso. La via dedicata alle zanzare aveva inizio con la casa di Babalotti, che significa «insetto dei muri». Non era certo invitante il soggiorno tra la musica delle zanzare e il ceffo grottesco del Signor Babalotti”.


(2)  La via Santa Barbara viene ricordata nel libro “Zenti Arrioresa” di Claudio A. Zoncu (pubblicato nel 2001) in quanto nel 1876  fu teatro di un grave delitto che coinvolse il bandito  Buzzarrone, originario di Santulussurgiu, e che ebbe come vittima il capitano dei barracelli di Riola. 

L’episodio  è raccontato e documentato nel libro di Nello Zoncu con tanto di atti giudiziari.  In particolare, nell’ordinanza del Tribunale di Oristano con la quale viene disposta la trasmissione degli atti alla Procura Generale del Re in Cagliari, per l’ulteriore corso di giustizia, si ha il resoconto di quanto accaduto e delle accuse formulate contro “Daga Francesco, di Domenico Antonio e Margherita Lochi, d’anni, 28, contadino di Riola, e Barracu Buzzarrone Antonio, di Sebastiano e Giovanna Botta, d’anni 38, contadino di Santu Lussurgiu ambi colpiti da mandato di cattura e latitanti”. I due furono  “imputati di omicidio volontario con sparo d’arma da fuoco e colpi contundenti nella persona di Giuseppe Orrù di Riola, commesso in quel villaggio la notte dal 2 al 3 aprile 1876”. Nell’ordinanza si legge anche che: “Intorno all’inspecie, si hanno in processo sufficienti indizi per ritenere li predetti Francesco Daga ed Antonio Barracu Buzzarrone i veri autori di questo misfatto. Difatti consta dell’intima relazione fra loro; essi erano indispettiti fortemente contro il Giuseppe Orrù, a motivo che, essendosi vari mesi prima, rubato un cavallo a danno dell’Orrù, questi ne sospettava autori il Daga ed il Barraccu Buzzarrone, e perciò risentito minacciava che il suo cavallo «verrebbe pagato». Avvenne dopo ciò che il Francesco Daga fu ammonito come persona diffamata in materia di furti ed associato a malviventi, e suppose che ciò gli si fosse fatto per opera dell’Orrù. Su questi fatti versa la causa del misfatto.  Risulta inoltre, che la notte del reato essi Daga e Barracu Buzzarrone trovavansi uniti entro il popolato di Riola, e come l’Orrù ad ora assai tarda transitava nella contrada appellata Santa Barbara, essi Daga e Barracu intercettavano loro il passo, si avventarono a loro, vennero alle mani, il Daga sparò una pistola all’Orrù, questi cade ed indi fu finito a colpi di bastone dal Barracu Buzzarrone ch’era armato di quell’arnese. Indi mal soffrendo che il nipote dell’Orrù per nome Efisio Lochi, si fosse fuggito, entrambi andarono a raggiungerlo in casa sua facendo di tutto per entrarvi onde ucciderlo, e così assicurare la loro impunità.” La latitanza dei due accusati dell’omicidio terminò il 3 marzo 1877 quando, a seguito di un conflitto a fuoco con i Carabinieri, il Buzzarrone fu colpito a morte mentre Francesco Daga si arrese e fu catturato.

 

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lunedì 3 aprile 2023

La chiesa di Santa Corona e il misterioso paese di Nu(v)ole




Alcuni giorni fa, effettuando delle ricerche in rete sulla chiesa medioevale riolese di Santa Corona, mi sono imbattuto in un libricino scritto nella seconda metà del milleottocento dal teologo e canonico della Cattedrale di Oristano Salvatore Angelo Scintu.  

L’opuscolo -  come viene chiamato dall’autore – è stato  pubblicato dalla Tipografia Arborense nel 1873 con il titolo “Memorie D’Arborea”. Si tratta di una raccolta di notizie storiche sulla fondazione di Oristano e sulla chiesa Arborense  “tratte in gran parte da documenti inediti” come viene dichiarato nel sottotitolo di copertina (*).    

La parte dedicata alla chiesa di Santa Corona è concentrata in poche righe, ma le notizie e le considerazioni riportate mi hanno incuriosito.  

Il canonico in particolare, a pagina 37,  commentando un antico documento riportato integralmente che dichiarava essere in suo possesso in copia autentica, così scriveva:

Santa Corona di Nuole – Questa pare sia stata parrocchiale del paese Nuole, e la chiesa ed il paese non sono più. Esiste bensì il campo aratorio denominato ancora Saltu de Santa Corona: vi si notano ancora i vestigi della chiesa e di case, e la statua della Santa fu trasferita alla vicina Parrocchia di Riola dove si celebra l’annua festa. Da questo fatto parmi almeno molto verosimile che anche il popolo siasi unito a Riola. Il salto poi di Santa Corona era del Priorato di Bonarcado ed ora è colpito dalle stesse leggi che colpirono gli altri beni ecclesiastici.

Occorre puntualizzare che il documento trascritto dal teologo oristanese, oggetto delle sue “notazioni e schiarimenti”, di per sé non era inedito in quanto già reso noto dallo storico Pasquale Tola nel Codex Diplomaticus, il più vasto repertorio di fonti medioevali della Sardegna pubblicato negli anni 1861-1868.

Si tratta infatti  dell’atto con il quale l’Arcivescovo di Arborea Bernardo confermava al Monastero di Bonarcado le donazioni e le disposizioni fattegli dal suo fondatore Costantino II (doc. n. XXVII).  Un documento importante poiché per la prima volta è citata la chiesa di Santa Corona, qui chiamata “ecclesiam Sanctae Coronae de Nu(v)ole”, concessa  in donazione con tutto il suo patrimonio il 20 ottobre 1211.

Stranamente nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, scoperto successivamente alla pubblicazione del Codex Diplomaticus, nella scheda che documenta le donazioni originarie del Giudice Costantino d’Arborea,  si fa riferimento ai possedimenti della "domus" denominata di Sancta Corona de Rrivora (scheda n.1)  e non  Sanctae Coronae de Nu(v)ole.

Fatte queste precisazioni, ciò che stupisce nelle annotazioni del canonico Scintu è l’ipotesi di un fantomatico paese di Nuole, la cui chiesa di Santa Corona ne sarebbe stata la parrocchiale e la cui popolazione,  “verosimilmente”, si sarebbe  unita a quella di Riola.

Non risulta che in alcun altro libro o studio successivo venga considerata questa ipotesi o fornita  una possibile spiegazione della differente denominazione.

Viene da domandarsi se Nu(v)ole e Rrivora fossero la stessa cosa o se - come sostenuto dal canonico -  esistessero effettivamente due minuscoli villaggi o agglomerati di case che in seguito si unirono.

Credo comunque che difficilmente  si avrà una risposta a questa domanda e che il “mistero” – se di mistero si tratta – rimarrà tale.


di Gilberto Linzas


Nota

(*) Nell’introduzione del suo libro, il Canonico Salvatore Angelo Scintu precisa che: “le poche memorie, che di questa storica terra d’Arborea ti offrirà il presente Opuscolo, con lunga e noiosa fatica le spigolai, in parte dalle Pergamene  e Fogli cartacei d’Arborea, di recente scoperti ed illustrati da due Sarde Celebrità, altre da Libri divenuti rarissimi….”.

Le predette “Pergamene e Fogli cartacei d’arborea, di recente scoperti..”, su cui si basa buona parte del libro  (ma non la parte e i documenti a cui si riferisce questo post),  altro non sono che i famosi “falsi d’Arborea” che ingannarono non solo il direttore della Biblioteca Universitaria di Cagliari Pietro Martini, che li ricevette nel 1845 dalle mani del frate Cosimo Manca, ma numerosi altri studiosi (tra i quali anche il La Marmora).  I “falsi” di Arborea, peraltro, continuarono ad avere numerosi sostenitori anche dopo la scoperta della loro non autenticità avvenuta nel 1870.







domenica 24 luglio 2022

Festa di Sant'Anna 2022 - Programma completo

 

FESTEGGIAMENTI 

SANT'ANNA 2022
Riola Sardo
dal 25 al 28 Luglio

A CURA DEL  COMITATO SANT'ANNA  "SA LEVA '72"



programma religioso


lunedì 25 luglio
ore 18,00 Primi Vespri
ore 18,30 Santa Messa

Martedì 26 luglio
ore 7,30 Prima Messa
ore 10,00 Processione e sfilata in abito tradizionale, accompagnata dalla Banda Musicale "Giuseppe Verdi" di Terralba, dall'organetto di Mattia Mura e dalle launeddas di Simone Sardu di Baratili
ore 10,30 Santa Messa presieduta da Don Roberto Caria

Mercoledì 27 luglio
ore 18,00 Processione accompagnata dal fisarmonicista Francesco Zoccheddu di Nurachi
ore 18,30 Santa Messa presieduta da Don Enrico Perlato


programma Civile


Lunedì 25 luglio

- ore 22,00  "SA GARA - CANTI A CHITARRA  (piazzale via Regina Elena)
Voci:
Maurizio Mocci - Riola Sardo; 
Emanuele Bazzoni - Usini; 
Daniele Giallara - Cuglieri; 
Antonio Porcu - Sassari; 
Il giovane Alessandro Enna  - Riola Sardo; 
Chitarra: Roberto Cadoni - Santa Giusta; 
Fisarmonica: Giansilvio Pinna - Zeddiani. 


Martedì 26 luglio

- ore 18,00-21,00  ANIMAZIONE BAMBINI  - Maxi gonfiabili, tanta musica e zucchero filato

- ore 22,00 GRUPPO MUSICALE "80' SUPER EIGHTIES" 1a parte (Giardini Pubblici)

- ore 23.00 S'ARRODA - Spettacolo pirotecnico a cura della Soc.Sant'Antonio di Oliva,  Pabillonis (Lungofiume Santa Corona)

- ore 23,30 GRUPPO MUSICALE "80' SUPER EIGHTIES" 2a parte (Giardini Pubblici)


Mercoledì 27 luglio

- ore 22,00 SPETTACOLO "ISOLA IN FESTA" di Giuliano Marongiu  (Giardini Pubblici)


Giovedì 28 luglio


- ore 22,00 SPETTACOLO "SUPER TOUR DJ SHOW"  (Giardini Pubblici)